Vino
15 Novembre 2024«Faremo produrre i dealcolati in Italia perché tutto il mondo del vino li vuole ed è d'accordo; quindi noi che rappresentiamo il mondo della produzione ci allineiamo, ma proverò a convincere tutti che questi prodotti non si possono chiamare vino»: sono le parole di Francesco Lollobrigida, ministro dell'Agricoltura, Sovranità alimentare e Foreste, espresse in occasione dei recenti festeggiamenti per il ventennale dell'istituto Grandi Marchi. Del resto, ha osservato, «è l'Oiv, l'Organizzazione Internazionale della Vigna e del vino, a definire il vino un prodotto che ha l'alcol che la natura dona attraverso un processo che non è di addizione ma quindi di trasformazione. Proverò a convincere tutti che si può fare una bevanda dealcolata e si può rinunciare a chiamarla vino».
Le imprese italiane chiedono invece di poter operare alle stesse condizioni dei competitor europei, applicando la parola 'vino' ai dealcolati, afferma l'Unione Italiana Vini (Uiv), secondo cui il ministero dell'Economia avrebbe ritirato le norme relative ai vini dealcolati recentemente inserite nella proposta di decreto legislativo in materia di accise. Ora, superato l'impasse, per Uiv è necessario che il ministero dell'Agricoltura approvi al più presto il decreto tenendo conto degli elementi principali già discussi con la filiera; fra questi, il processo di dealcolizzazione che dovrà avvenire in locali appositamente dedicati; il divieto della pratica per i vini Dop/Igp; e il fatto di considerare la soluzione idroalcolica residua (acqua di rete tra il 95% e il 99,9%) come rifiuto e quindi non sottoposta ad accise.
Uiv confida che nelle prossime settimane il Masaf possa convocare le organizzazioni per presentare la nuova proposta di decreto, rilevando inoltre come un Regolamento comunitario sancisca dal 2021 l'obbligo di chiamare questo prodotto 'vino dealcolizzato' o 'parzialmente dealcolizzato'.
TAG: DEALCOLIZZAZIONE,FRANCESCO LOLLOBRIGIDA,UIVPOTREBBERO INTERESSARTI ANCHE
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