Attualità
16 Ottobre 2024C'è finalmente lo stop, decretato dal Parlamento Europeo, all’importazione di prodotti con sostanze vietate nella Ue. La plenaria riunita a Strasburgo ha votato a larga maggioranza due obiezioni alla proposta della Commissione di stabilire dei limiti massimi di residuo (Lmr) per sostanze attive non più autorizzate nell’Unione. Fondamentale il voto pressoché unanime degli europarlamentari italiani dimostrando di saper superare su questioni così importanti per il Paese contrapposizioni politico ideologiche
Un progetto di regolamento che – denunciano Coldiretti e Filiera Italia - avrebbe aperto di fatto la strada all’importazione di un’ampia gamma di prodotti provenienti da Paesi terzi, tra cui ortofrutta, cereali, piante ornamentali, legumi e prodotti di origine animale, contenenti Ciproconazolo, Spirodiclofen, Benomil, Carbendazim e Tiofanato-metile, tutte vietate in Europa per ragioni di salute pubblica e tutela degli operatori agricoli. A questo punto la Commissione europea dovrebbe ritirare i due progetti di regolamento e decidere se presentare o meno una nuova proposta, seguendo le indicazioni della mozione.
L’obiettivo dell’Unione Europea deve essere quello di proteggere la salute dei consumatori e degli operatori agricoli europei – sottolineano Coldiretti e Filiera Italia -, nonché di garantire una concorrenza leale per gli agricoltori europei. L’introduzione di tolleranze per le sostanze vietate avrebbe permesso l’ingresso nel mercato europeo di prodotti provenienti da Paesi terzi con residui superiori a quelli consentiti per i prodotti europei, danneggiando gli agricoltori dell’Ue e compromettendo il principio di reciprocità nel commercio internazionale.
Le sostanze vietate sono state bandite dall’Ue a causa delle numerose preoccupazioni legate alla salute e alla sicurezza alimentare. Fissare un limite di residui pari al limite di determinazione analitica di 0,01 mg/kg come proposto nella mozione rappresenterebbe ora una misura essenziale per garantire che i consumatori europei non siano esposti a rischi evitabili e che gli agricoltori europei non subiscano una concorrenza sleale.
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