Attualità
25 Gennaio 2023All'orizzonte si profila il rilancio del settore dell'agricoltura dauna

Se da un lato il pomodoro pachino Igp è stato messo in crisi dai prezzi troppo alti, dall'altro l'oro rosso della Capitanata si appresta a vivere una potenziale stagione rigogliosa: il disciplinare per la produzione del pomodoro industriale è già pronto al fine di velocizzare le pratiche per l'agognato riconoscimento della Dop. È stato presentato giusto pochi giorni fa e punta a valorizzare la filiera del mercato del pomodoro nel foggiano, zona che detiene il 90% della produzione nazionale di questo tipo di prodotto.
Si tratta di una vera occasione di rilancio per l'economia agricola di Foggia che vanta numeri invidiabili, su tutti l'1,4 milioni di tonnellate di produzione annua su una superficie pari ad oltre 17.000 ettari. Proprio su queste premesse Coldiretti vorrebbe quindi ridare vigore al settore dauno del pomodoro.
«D.O.P. e I.G.P. - rileva a tal proposito Coldiretti - sono marchi europei che identificano prodotti che possiedono caratteristiche peculiari, legate da origini storiche al determinato territorio indicato nella denominazione, e dalla accurata e precisa applicazione di un disciplinare di produzione basata su comprovata ricostruzione storica che i consorzi di valorizzazione devono documentare.
Per i prodotti DOP è previsto che tutto il processo produttivo avvenga nell’area delimitata dal disciplinare di produzione, trasformazione e confezionamento inclusi, mentre per le produzioni IGP non esistono gli stessi vincoli, in particolare non è previsto alcun obbligo di utilizzare i prodotti agricoli del territorio al quale la IGP si ispira».
«Lo strumento della DOP diviene un elemento importante affinché venga riconosciuto il giusto prezzo al prodotto e il corretto valore dato dall’origine in etichetta per salvaguardare i produttori e i consumatori, con il marchio comunitario che rappresenta un plus in termini di distintività» afferma Antonio Stasi, docente di economia dell’Università di Foggia.
«La Capitanata non è solo criminalità o caporalato, è anche la terra dei primati dell’agroalimentare, delle eccellenze agricole, e la maggioranza delle aziende vengono gestite da imprenditori sani» aggiunge Stasi.
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