Vino
30 Maggio 2024In che modo oggi le potenze vinicole si spartiscono il mercato?

Col progressivo “spostamento” dei consumi di vino tra le diverse aree del mondo, la competizione tra i principali Paesi produttori per garantirsi sbocchi di mercato è divenuta sempre più agguerrita. Il 2023, in un contesto di consumi e import in calo a livello globale, ha visto il consolidarsi della leadership dei cosiddetti “big 5” dell’export mondiale di vino: Francia, Italia, Spagna, Cile e Australia. Ma oltre ai meri valori di vino esportato, ciò che suscita interesse è come queste potenze vinicole si spartiscono il mercato globale. A rivelarlo è la nuova analisi condotta dall’Osservatorio Wine Monitor di Nomisma, che ha analizzato il valore dell’export dei “big 5” del vino nei singoli mercati mondiali.
La Francia detiene il primato assoluto dell’export vinicolo, con un valore di 11,9 miliardi di euro, nonostante una flessione del 3% rispetto al 2022. Segue l’Italia con 7,7 miliardi di euro (-0,8%), la Spagna con 2,9 miliardi (-3,2%), il Cile con 1,4 miliardi (-22,4%) e l’Australia con 1,2 miliardi di euro (-10% rispetto al 2022).
A dispetto del gap di valore che ci separa dall’export dei vini francesi (4,2 miliardi di euro), dal punto di vista della numerosità dei mercati in cui si ha la leadership, la distanza non è così rilevante: mentre la Francia svetta in 51 Paesi, l’Italia non è da meno con 46 mercati in suo favore. Risultano invece molto distanziati gli inseguitori: la Spagna primeggia in 10 mercati, il Cile in 9 e l’Australia in appena 3.
Ma cosa spiega questa discrasia tra Francia e Italia? Innanzitutto – e come ormai risaputo -una sostanziale differenza nel prezzo medio del vino esportato: nel caso dei vini fermi imbottigliati, la Francia esprime un valore di 7,81€/litro contro i 4,38 €/litro dei vini italiani. Poi, la leadership nei mercati più profittevoli: la Francia domina nei mercati chiave come Stati Uniti, Canada, Regno Unito, Giappone e Svizzera, mentre l’Italia si afferma soprattutto nell’Europa orientale, dove si registrano importanti tassi di crescita nei consumi di vino, ma il valore medio di una bottiglia acquistata è ancora basso rispetto ai mercati “tradizionali” dominati dalla Francia.
«Considerando che nei mercati tradizionali i consumi di vino sono in calo, sostituire la Francia nel gradino più alto del podio significa sostanzialmente sottrarre quota di mercato ai vini d’oltralpe, il che pur non essendo impossibile, richiede una visione e una pianificazione strategica di lungo periodo da parte delle imprese italiane» dichiara Denis Pantini, Responsabile Wine Monitor di Nomisma.
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