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22 Marzo 2024Subito dopo l'alloggio, quella nei pubblici esercizi appare come la seconda voce di spesa in assoluto dei visitatori esteri in Italia
La ripresa del turismo estero spinge i consumi nei pubblici esercizi italiani. A stimarlo è Fiepet, l’associazione dei pubblici esercizi aderenti a Confesercenti, sulla base di elaborazioni su dati del CER e del Centro Studi Turistici di Firenze, secondo cui nel 2023 gli oltre 65 milioni di stranieri che hanno visitato il nostro Paese hanno speso in media più di 212 euro a persona in colazioni, pranzi, cene e aperitivi. Tutto per un totale di circa 13,8 miliardi di euro, l’ammontare più alto dal 2019.
Ad attrarre la massa di vacanzieri esteri, che nel 2023 sono cresciuti del 13,7%, quindi non sono più solo le città, i monumenti, le montagne, le spiagge o i musei ma anche lo stile di vita e, in primis, la cucina: la spesa al bar e al ristorante costituisce infatti il 33% dei consumi complessivi dei viaggiatori stranieri in Italia, che nel 2023 dovrebbero aver toccato quota 42 miliardi di euro, con un incremento del +7,8% rispetto al 2022.
Tale crescita porta la spesa dei turisti stranieri al 4% di quella complessiva sul territorio, recuperando interamente i livelli pre-pandemici. Il cibo appare quindi una delle voci più importanti del budget della vacanza in Italia tanto da diventare per molti turisti la principale motivazione del viaggio con il boom del turismo enogastronomico anche grazie alle numerose iniziative di valorizzazione, dalle sagre alle strade del vino.
«I viaggiatori stranieri spendono un euro su tre in un pubblico esercizio e ciò conferma il ruolo fondamentale che bar, ristoranti, pizzerie e pub svolgono nel nostro turismo» commenta Giancarlo Banchieri, Presidente di Fiepet Confesercenti, che sottolinea come il sistema dei pubblici esercizi italiani possieda caratteristiche uniche al mondo: «A partire dalla numerosità – oltre 340mila imprese – dovuta alla scarsa penetrazione delle grandi catene e dalla prevalenza di locali indipendenti e a gestione familiare, realtà spesso legate alla cucina tradizionale locale, che generano una varietà unica di offerta sul territorio da rendere l’Italia tra le mete più ambite per i viaggi a scopo enogastronomico. Ulteriore supporto è offerto dall'aumento di dehors e tavoli all’aperto, inizialmente imposti dalla pandemia ma ora tra le modalità di consumo più gradite. Turisti e non scelgono i tavoli all’esterno perché permettono di godersi la bellezza delle nostre strade e piazze. L’auspicio, ora, è che si lavori per rendere strutturale il regime di semplificazione» conclude Banchieri.
Cibo come valore aggiunto
Subito dopo l'alloggio, quella nei pubblici esercizi appare come la seconda voce di spesa in assoluto dei visitatori esteri in Italia, che ne assorbe il 36% per un totale di oltre 15,1 miliardi di euro. L’alimentazione si conferma come il vero valore aggiunto della vacanza in Italia che è leader mondiale del turismo enogastronomico potendo contare sull’agricoltura più green d’Europa con 5450 specialità ottenute secondo regole tradizionali protratte per almeno 25 anni censite dalle Regioni, 325 specialità Dop/Igp/Stg riconosciute a livello comunitario e 415 vini Doc/Docg (fonte: Coldiretti).
Altrettanto rilevanti nelle voci di spesa sono i trasporti (11%, o 4,6 miliardi), e lo shopping nei nostri negozi, a cui i turisti hanno destinato circa 4,2 miliardi, il 10% del totale. Circa il 6% – poco più di 2,5 miliardi – è andato invece ad attività ricreative e culturali, mentre quasi 1,7 miliardi sono stati assorbiti dalla spesa per altre attività e servizi.
I tedeschi in pole position
A consumare di più – per un totale complessivo di 6,8 miliardi di euro – sono i turisti tedeschi. Al secondo posto i visitatori in arrivo dagli Stati Uniti (5,2 miliardi di euro), seguiti da Regno Unito (3,8 miliardi), Francia (3,6 miliardi), Austria (2,1 miliardi), Spagna (1,8 miliardi) e Svizzera (1,6 miliardi). Seguono in classifica i viaggiatori del Canada (1 miliardo) e del Giappone (550 milioni), mentre la spesa dei russi si ferma a 210 milioni di euro. I restanti 15,34 miliardi di euro arrivano dai viaggiatori degli altri Paesi.
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