Vino
04 Luglio 2023Il settore promette bene ma non mancano alcune criticità evidenziate da una ricerca di Nomisma
Il numero delle cantine italiane con un’offerta di servizi per i viaggiatori eno-appassionati è triplicato, e in questa crescita è determinante il ruolo delle donne: sono queste due delle principali evidenze emerse dalla recente indagine realizzata da Nomisma-Wine Monitor per Movimento Turismo del Vino, Città del Vino, Donne del Vino e La Puglia in Più.
Una cantina piccola con accoglienza familiare: è questa la caratterizzazione principale delle strutture italiane secondo il report di Nomisma-Wine Monitor. «La tipologia di cantina turistica più diffusa in Italia è quella piccola e familiare (39% del totale) che appare particolarmente presente in Campania, Puglia e Umbria. Seguono le cantine con rilevanza storica o architettonica (14%) che hanno una diffusione più alta in Veneto e in Piemonte. Le imprese con marchio famoso o storico sono il 12% del totale e sono particolarmente diffuse in Veneto e Sicilia. Piemonte, Toscana, Friuli e Sicilia si caratterizzano invece per imprese del vino con particolari bellezze paesaggistiche e naturalistiche (11%) mentre in Puglia e in Umbria è più alta la quota di cantine ben organizzate per l’incoming» spiega Roberta Gabrielli di Nomisma.
Nel complesso aumentano e si evolvono rispetto al passato le esperienze offerte in cantina che coinvolgono il benessere e il relax dei visitatori, con ad esempio una maggiore dotazione di aree verdi, la ristorazione, con proposte di pranzo e degustazioni, gli aspetti culturali (mostre, corsi, visite guidate nei luoghi vicini), lo sport (itinerari in vigna, tour in bici, jogging) e quelli formativi/esperienziali (eventi legati al vino, wine wedding).
Come annunciato, l’indagine Nomisma pone l'accento sull'importante ruolo delle donne nell’offerta e nella domanda enoturistica. Infatti, benché le cantine turistiche italiane siano dirette soprattutto da uomini (55%), il management della wine hospitality è soprattutto femminile (73%). «La wine hospitality delle Donne del Vino si differenzia per una maggiore diversificazione dell’offerta: non solo vino, ma anche attività legate al benessere, alla ristorazione (28%) e ai corsi di cucina (40%), alla ricettività (36%), allo sport (piscine 15%) e all’organizzazione di visite a luoghi limitrofi o di collegamento a eventi culturali (50%). In altre parole, le donne stanno efficacemente trasformando l’attrattiva vino in una proposta di soggiorno di uno o più giorni con attività legate all’arricchimento culturale e alla rigenerazione che ha origine nella natura» ha sottolineato ancora Roberta Gabrielli.
In questo quadro, tuttavia, non mancano alcune criticità. Il 44% delle cantine, ad esempio, sono lontane dai circuiti turistici o enoturistici, e il problema è particolarmente evidente in Friuli Venezia Giulia, Umbria e Campania. Inoltre la metà delle cantine chiude al pubblico nel fine settimana e nei giorni festivi, chiusura che sovente riguarda anche molti uffici turistici: questo costituisce un serio problema dal momento che i flussi dei visitatori sono invece solitamente concentrati nei giorni di festa e durante il week end.
«Un terzo aspetto problematico per le cantine turistiche riguarda invece la ricerca del personale: nel biennio 2021-2022 3 cantine su 4 hanno riscontrato difficoltà a trovare figure addette all’accoglienza turistica, in particolare in Veneto, Sicilia, Friuli Venezia Giulia, Puglia, Piemonte e Umbria» aggiunge Roberta Gabrielli che conclude auspicando un potenziamento degli uffici di informazione turistica e loro apertura nei giorni festivi, oltre al sostegno alla formazione del personale anche per gli uffici pubblici in materia enoturistica; dotazione di strumenti di pianificazione urbanistica e territoriale e una maggiore condivisione delle collaborazioni e fare sempre più Rete.
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