Attualità

23 Marzo 2023

Agroalimentare italiano, campagne in crisi per aumenti ma vanno bene gli agriturismi

L'Italia è leader in Europa per gli agriturismi che si confermano elemento importante per preservare il capitale umano nelle aree rurali


Agroalimentare italiano, campagne in crisi per aumenti ma vanno bene gli agriturismi

Gli agricoltori sono afflitti dall’aumento dei costi di produzione a causa della guerra e consumatori in crisi per l’inflazione. Ad affermarlo è un recente studio Nomisma per Cia intitolato “Le nuove sfide per l’agricoltura italiana”, con un’Italia più preoccupata della media Ue dove il 51% dei cittadini è in difficoltà economiche contro il 45% del resto d’Europa. 

Dopo la spinta nel post Covid, anche l’agricoltura è in fase di stallo e, pur confermandosi fra le principali dell’Ue (72,4 miliardi di valore della produzione), registra una variazione positiva solo grazie all’escalation dei prezzi agricoli (+21%).

Le commodity, già cresciute nel 2021, sono schizzate nel 2022: riso (+69%), soia (+12%), frumento (+42%), mais (+39%). L’inflazione pesa su tutto il settore food (+13,1% annuo) con picchi per pasta (+20%), prodotti lattiero-caseari (+17,4%) e olio (+16,2%).

Allo stesso tempo, tutti i settori agricoli sono stretti dall’aumento generale dei costi di produzione (+22%), guidati dal +55% della voce energia. Le maggiori tensioni si registrano nell’approvvigionamento degli input tecnici dall’estero, soprattutto fertilizzanti, che per il 62% sono extra-Ue.

Il 98% degli italiani è preoccupato per la crescita dei prezzi alimentari: l’84% dei consumatori ha già modificato la spesa alimentare con lo stop al superfluo per il 46% e la rinuncia ai beni voluttuari e di maggior costo: carni rosse tagliate (-14%), pesce (-9%), salumi (-8%) e vino (-6%).

Pesa ancora il gap cronico di servizi e infrastrutture tra città e aree interne, dove sale al 28% il rischio di esclusione sociale per i giovani. L’Italia si distingue per un ampio digital divide, posizionandosi solo al 18° posto in Ue per le difficoltà che registra su questo fronte soprattutto in termini di capitale umano e servizi pubblici digitali. Anche sulla connettività, le aree rurali garantiscono l’accesso a internet con smartphone solo al 74% della popolazione, contro l’81% delle grandi città. Per quanto concerne le infrastrutture di trasporto, ancora grande disomogeneità che rende alcune parti del Paese vicine agli standard Ue e altre profondamente penalizzate.

C’è tuttavia un’Italia agricola che è leader in Europa per le attività connesse, come gli agriturismi, la prima trasformazione, le fattorie sociali e le agroenergie. Valgono 5,3 miliardi e incidono sulla produzione agricola per il 10% (in Ue solo il 4%) e si confermano elemento importante per preservare il capitale umano nelle aree rurali.

Si registrano però due velocità, con il Centro-Nord del Paese che è molto più avanti in fase di integrazione della multifunzionalità (Nord-Ovest 12%, Nord-Est 10%, Centro 9%), rispetto al Sud (solo il 2%), che potrebbe potenziare specialmente gli agriturismi, nelle regioni a forte vocazione turistica.

TAG: AGRICOLTURA,AGRITURISMO,AGROALIMENTARE,RICERCHE,TURISMO

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