Attualità
19 Aprile 2022I dati raccolti in una recente indagine rivelano che sia giunto il momento di “raccogliere i frutti dell’innovazione digitale”
Tracciabilità è una delle parole chiave dei tempi che viviamo. Pochi giorni fa è stata ufficialmente presentata la U-label e l'innovazione digitale ormai ha conquistato anche l'agricoltura. Secondo l'ultima edizione dell’Osservatorio Smart Agrifood della School of Management del Politecnico di Milano, gli investimenti aziendali vedono un netto incremento.
«Gli attori della filiera agroalimentare riconoscono sempre di più le opportunità e i benefici dell’innovazione digitale che oggi rappresenta una leva strategica per la resilienza e la competitività del settore» dichiara Andrea Bacchetti, direttore dell’Osservatorio. Tuttavia restano alcune criticità da risolvere: «Gli incentivi fiscali legati al credito d’imposta che hanno contribuito al rinnovo del parco macchine – spiega Bacchetti – avrebbero potuto avere un impatto ancora maggiore se fossero stati pensati specificatamente per il settore agricolo. Se la Smart Agrifood ha compiuto molta strada, molta ne resta da percorrere, a cominciare dalla necessità di aumentare la superficie coltivata con pratiche 4.0 e il ricorso ad applicazioni che integrino i diversi stadi della catena del valore».
La tracciabilità alimentare, dunque, diventa un fattore determinante per le scelte dei consumatori, in cerca di informazioni tipo provenienza, metodi di lavorazione o sostenibilità ambientale dei prodotti che arrivano sulle loro tavole, e questo non è un fenomeno riconducibile alla sola Italia. Si stima infatti che a livello globale il mercato della tracciabilità alimentare conoscerà una crescita annua del 10,2% sino a raggiungere nel 2028 i 9,75 miliardi di dollari rispetto ai 4,54 miliardi del 2020.
Chiara Corbo, direttrice Osservatorio Smart Agrifood, spiega che «oggi vi è una forte rilevanza per gli aspetti legati alla salute, alla sicurezza ed alla sostenibilità per i prodotti di origine animale, unita all’interesse per l’origine nel caso dell’ortofrutta e dell’olio di oliva».
Secondo una recente survey, il 53% degli italiani ricerca sempre o spesso le informazioni legate alla tracciabilità del cibo che acquista. Il 35% lo fa ogni tanto e solo il 12% non è interessato. Tuttavia l’utilizzo sistematico delle tecnologie digitali per approfondire la conoscenza sui prodotti agroalimentari acquistati è ancora piuttosto limitato.
«Solo una minoranza degli italiani impiega in modo sistematico strumenti digitali per informarsi su ciò che acquista e meno della metà di quelli che conoscono la blockchain hanno fiducia nelle sue potenzialità per la sicurezza», puntualizza la Corbo. «Una situazione che non deve scoraggiare però le aziende del settore agrifood nell’adozione di questi strumenti, ma guidare scelte consapevoli sulla selezione delle soluzioni da utilizzare a seconda del pubblico, degli obiettivi e del prodotto».
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