Varato un provvedimento che aiuterà a ridurre la dipendenza dai Paesi esteri

La crisi innescata dalla guerra tra Russia ed Ucraina ha messo in difficoltà vari Paesi europei, tra cui l'Italia, che si sono ritrovati a fronteggiare mancati approvvigionamenti di prodotti agricoli. La Commissione Europea, pertanto, corre ai ripari e vara un piano anti-crisi concedendo all'Italia la possibilità di coltivare 200.000 ettari di terreno, «pari ad una produzione aggiuntiva di 15 milioni di quintali di mais per gli allevamenti, di grano duro per la pasta, e tenero per la panificazione necessari per ridurre la dipendenza dall’estero», così come aveva affermato Ettore Prandini, presidente della Coldiretti, pochi giorni fa.
La notizia è senza ombra di dubbio positiva ma si scontra con un altro serio problema, quello della siccità che, specialmente in riferimento al settentrione, lascia l'Italia con con 1/3 di pioggia in meno e con precipitazioni praticamente dimezzate rispetto all'inverno dell'anno passato. Questo influisce negativamente sulla produttività, oggetto di noti ed esorbitanti incrementi (+170% per i concimi, +90% per i mangimi, +129% per il gasolio).
«La situazione climatica – sottolinea Coldiretti – rischia di aumentare la dipendenza dall’estero per gli approvvigionamenti agroalimentari. L’Italia è già obbligata ad importare il 64% del grano per il pane, il 44% di quello necessario per la pasta, ma anche di mais e soia, fondamentali per l’alimentazione degli animali, coi raccolti nazionali che coprono rispettivamente appena il 53% e il 27% del fabbisogno italiano secondo l’analisi del Centro Studi Divulga.
Va tuttavia segnalato – precisa la Coldiretti – che tra pochi mesi inizierà la raccolta del grano seminato in autunno in Italia dove, secondo l’Istat, si stimano 500.596 ettari a grano tenero per il pane, con un incremento dello 0,5% mentre la superfice del grano duro risulta in leggera flessione dell’1,4% per un totale di 1.211.304 ettari anche se su questa prima analisi pesano i ritardi delle semine per le avverse condizioni climatiche che potrebbero portare a rivedere il dato al rialzo».
«Occorre lavorare da subito per accordi di filiera tra imprese agricole ed industriali con precisi obiettivi qualitativi e quantitativi e prezzi equi che non scendano mai sotto i costi di produzione come prevede la nuova legge di contrasto alle pratiche sleali» precisa Ettore Prandini, aggiungendo che «serve investire per aumentare la produzione e le rese dei terreni con bacini di accumulo delle acque piovane per combattere la siccità, ma serve anche contrastare seriamente l’invasione della fauna selvatica che sta costringendo in molte zone interne all’abbandono nei terreni. A ciò andrebbe sommato il sostegno della ricerca pubblica con l’innovazione tecnologica e le Nbt a supporto delle produzioni, della tutela della biodiversità e come strumento in risposta ai cambiamenti climatici».
TAG: COLDIRETTI,ETTORE PRANDINI,GUERRA,UNIONE EUROPEAPOTREBBERO INTERESSARTI ANCHE
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