Attualità

21 Marzo 2022

Caro energia, industrie italiane in seria difficoltà

Occorre definire un Piano Energetico nazionale, l'allarme dei Presidenti di Confindustria del nord


Caro energia, industrie italiane in seria difficoltà

Il caro energia sta mettendo in crisi l'industria che si occupa della trasformazione di materie plastiche, e ciò potrebbe ripercuotersi su tutta la filiera, impattando in modo sensibile su altri comparti come quello della sanità, dell'edilizia e dell'alimentare.

Unionplast, l'associazione che rappresenta le imprese italiane impegnate nella trasformazione della plastica, si mostra seriamente preoccupata per tale situazione: «Il nostro settore, che conta oltre 5000 imprese ed oltre 100.000 addetti, è fortemente energivoro ed è di supporto ad altri comparti strategici del Paese» dichiara Marco Bergaglio, presidente di Unionplast.

L'intero sistema industriale italiano è a rischio paralisi, tra aumenti delle materie prime, difficoltà di approvvigionamento delle forniture e costo dell'energia. I Presidenti di Confindustria Lombardia, Confindustria Veneto, Confindustria Emilia-Romagna e Confindustria Piemonte, rispettivamente Francesco Buzzella, Enrico Carraro, Pietro Ferrari e Marco Gay, esprimono forte insoddisfazione e preoccupazione per le misure adottate dal governo: «nel decreto Energia manca la determinazione di cui c'è assoluto bisogno in periodi eccezionali come quelli che stiamo vivendo» affermano. «Occorre intervenire immediatamente, con ogni misura possibile e sostenibile, per compensare l'aumento dei costi dell'energia - anche attraverso un price-cap/tetto sui prezzi - e gli effetti delle sanzioni legate alla guerra per i settori o le imprese direttamente colpite. L'Italia e la sua industria stanno pagando il prezzo più alto d'Europa».

I Presidenti rimarcano inoltre il fatto che il mercato energetico necessiti di maggior trasparenza per permettere di legare al costo delle forniture il prezzo al cliente e non ai valori oscillatori delle speculazioni quotidiane.

«Anche il sistema fiscale - aggiungono - che grava sui prodotti energetici va reso lineare, chiaro e trasparente. Non è possibile che le imposte raddoppino il costo del carburante e siano la sommatoria di accise accumulate nei decenni. La scelta di intervenire con sconti e ristori temporanei limitati nel tempo e negli impatti, poi, è in contrasto con le previsioni, anche quelle meno pessimistiche, di alti livelli dei prezzi sui mercati energetici prolungati nel tempo. Sono poi irricevibili, causa insostenibilità, le ipotesi o gli scenari di riduzione teorici dei consumi energetici dell'industria».

Mai come oggi è necessario definire un Piano Energetico nazionale che tenga conto di forniture e fonti, occorre velocizzare la realizzazione di impianti di energie rinnovabili sbloccando gli iter autorizzativi, ed effettuare nuove esplorazioni per il prelievo nazionale di gas.

«Il Pnrr può essere parzialmente rivisto e rimodulato in funzione della necessità di sostenere gli investimenti in campo energetico, mentre con maggiore decisione devono essere riprese le riforme timidamente approcciate in questi mesi: prima di tutte quella del fisco, intervenendo strutturalmente sul cuneo fiscale» concludono.

TAG: CARO ENERGIA,CONFINDUSTRIA,MARCO BERGAGLIO,PNRR,UNIONPLAST

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