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20 Aprile 2023Secondo Coldiretti, occorre ridurre la dipendenza dall'estero, combattere manovre speculative e investire nella ricerca

In netta controtendenza rispetto all’aumento generale dei prezzi al consumo, le quotazioni del grano duro pagate agli agricoltori nell’ultimo anno hanno subito un sensibile crollo del 30%. A denunciarlo la Coldiretti in occasione del tavolo sul grano duro del ministero dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare, rimarcando l'urgenza di indagare sulla base della nuova normativa sulle pratiche sleali. Le quotazioni del grano infatti sono scese a 38 centesimi di euro al chilo e non coprono nemmeno i costi sostenuti dalle imprese agricole mettendo a rischio la sovranità alimentare del Paese.
Le superfici agricole coltivate a frumento duro, secondo le prime previsioni del Masaf per il 2023, sono in flessione per un investimento di 1,22 milioni ettari con una riduzione di circa il 2% rispetto all’anno precedente. "Siamo di fronte a manovre speculative con un deciso aumento delle importazioni di grano duro dal Canada dove il grano viene coltivato secondo standard non consentiti in Europa per uso del glifosate nella fase di preraccolta" precisa Coldiretti.
"Occorre invece ridurre la dipendenza dall’estero e lavorare da subito per accordi di filiera tra imprese agricole ed industriali con precisi obiettivi qualitativi e quantitativi e prezzi equi che non scendano mai sotto i costi di produzione come prevede la nuova legge di contrasto alle pratiche sleali. Bisogna riattivare da subito la Commissione Unica Nazionale per il grano duro, la cui attività in via sperimentale si è sospesa nell’ottobre del 2022, perché fornisce trasparenza al mercato e dà la possibilità di poter mettere attorno ad un tavolo tutti gli attori della filiera eliminando le distorsioni e i frazionamenti delle borse merci locali.
Importante anche investire nella ricerca che, come motore dell’innovazione varietale, deve rispondere non solo alle richieste qualitative del mondo industriale, ma anche rispondere alle nuove esigenze produttive e di resilienza verso gli effetti del cambiamento climatico, rispondendo al contempo alle nuove richieste di sostenibilità volute dalla nuova Politica Agricola Comunitaria" conclude la Coldiretti.
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