Attualità

22 Marzo 2023

Scarsa fiducia nell'acqua di rubinetto, gli italiani amano le caraffe al ristorante?

Una recente indagine dell'Istat rivela che poco meno del 30% delle famiglie italiane non si fidano a bere acqua di rubinetto


Scarsa fiducia nell'acqua di rubinetto, gli italiani amano le caraffe al ristorante?

La querelle sull'acqua filtrata servita al ristorante, legata a una presunta bassa qualità della stessa, adesso trova un supporto statistico: da un report dell'Istat relativo al triennio 2020-2022 e diffuso in occasione del World Water Day, emerge che quasi il 30% delle famiglie italiane non si fidano di bere l'acqua di rubinetto. Il dato si presenta stabile rispetto al 2021, pur nel contesto di una progressiva riduzione delle preoccupazioni rispetto a venti anni fa (40,1% nel 2002).

Permangono piuttosto notevoli differenze sul piano territoriale: si passa dal 17,3% nel Nord-est al 58,3% nelle Isole. A livello regionale, le percentuali più alte si riscontrano in Sicilia (61,7%), in Calabria (51,1%) e in Sardegna (48,6%).

Alla luce di tale diffidenza, si conferma dunque l'utilità di proporre acqua confezionata nell'ambito della ristorazione, per rispondere alle attese della popolazione.

La quota più elevata di famiglie che lamentano irregolarità nel servizio di erogazione dell’acqua (45,1%), si registra in Calabria, con un sensibile peggioramento rispetto all’anno precedente (+16 punti percentuali). Diametralmente opposta la situazione nel Nord-ovest e nel Nord-est dove appena il 3,6% e il 2,5% delle famiglie denuncia un servizio di erogazione irregolare, mentre nel Centro lamentano il problema meno di una famiglia su 10. Le valutazioni delle famiglie confermano che le criticità del servizio hanno un carattere sia di continuità sia di stagionalità: l’irregolarità nell’erogazione dell’acqua è avvertita durante tutto l’anno dal 36,4%  delle famiglie, durante il periodo estivo dal 31,5% mentre è considerato un evento sporadico dal 31,3%.

Dalla ricerca si evince un altro dato interessante, relativo all'aumento dei prelievi nazionali di acque minerali a fini di produzione che nel 2020 hanno raggiunto quasi 19,8 milioni di metri cubi (+3,6% rispetto al 2019). A partire dal 2015 (primo anno rilevato dall’Istat) si registra una tendenza all’aumento delle estrazioni complessive, con un tasso medio annuo di crescita del +4,1%.

Sono 173 i comuni che nel proprio territorio hanno almeno un’attività di prelievo di acque minerali, in presenza di 297 concessioni minerarie vigenti nel Paese, rilasciate dalle istituzioni pubbliche locali.

TAG: ACQUA,INDAGINI,ISTAT,RICERCHE

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