Attualità

28 Marzo 2023

Comparto turistico in affanno, mancano oltre 50 mila lavoratori

La scarsità di personale porterà le imprese a misurarsi con una situazione complessa e imprevedibile


Comparto turistico in affanno, mancano oltre 50 mila lavoratori

Dopo la ripresa del 2022, anche per quest'anno si prevede un aumento dei flussi di turisti, dall’Italia e dall’estero, in primis dalla Germania. La crescita del settore però si scontra sempre di più con le difficoltà di reperimento del personale: per l'ormai imminente Pasqua e i Ponti del 25 aprile e 1 maggio è possibile stimare oltre 50 mila lavoratori mancanti nelle imprese turistiche. A lanciare l’allarme è Assoturismo Confesercenti, sulla base di elaborazioni sul mercato del lavoro condotte da CST.

Nel 2022 i pernottamenti nelle strutture ricettive italiane hanno raggiunto quota 400 milioni e la tendenza appare favorevole anche per il 2023 sia sul fronte del turismo interno che da oltre confine. Una situazione paradossale: da un lato si prospetta un aumento del volume della produzione e dei posti di lavoro creati, dall’altro le imprese del settore continuano a registrare carenza di addetti. La difficoltà nella ricerca del personale ha assunto anzi un contorno ormai strutturale, che si manifesta regolarmente già dagli anni pre-pandemia, ma che sta diventando sempre più grave con la ripartenza del comparto.

Per il trimestre febbraio-aprile, ossia il periodo di riapertura delle imprese stagionali e della ripresa dei flussi turistici in Italia, si prevede un fabbisogno di circa 210mila addetti nelle imprese turistiche, ma i lavoratori non si trovano: le imprese segnalano difficoltà di reperimento delle figure professionali nel 34% dei casi, non solo per preparazione inadeguata ma spesso per mancanza di candidati.

Una percentuale che sale addirittura al 52% nella ristorazione, mentre scende al 26,7% nelle altre imprese del turismo. I profili necessari sono per il 2,6% di professioni con elevata specializzazione, l’81,5% professioni qualificate, l’1,3% di addetti specializzati e il 14,6% di professioni non qualificate. Ma sono proprio queste ultime figure quelle di più difficile reperimento, in particolare facchini, camerieri semplici, lavapiatti e addetti alle pulizie. Per un cameriere semplice si parte da 1560 euro lordi al mese, per capo cuoco o capo barista si parte sopra i 1.740 euro mensili, lo stesso per un primo portiere.

La mancanza di personale porterà le imprese a misurarsi con una situazione complessa e imprevedibile dal punto di vista organizzativo dei processi produttivi, senza trascurare che le destinazioni competitors dell’Italia sono già pronte a migliorare i volumi degli arrivi turistici del 2022. In particolare, per le imprese che non riusciranno a reperire tutti gli addetti necessari è possibile stimare una perdita media di fatturato nel periodo del -5,3%, con conseguente abbassamento degli standard qualitativi e impatti sulla produttività.

«La questione della mancanza di personale nel turismo ha ormai raggiunto le dimensioni di una vera e propria emergenza» commenta Vittorio Messina, Presidente di Assoturismo Confesercenti. «Diventa impossibile gestire i picchi di attività, in particolare in alcune aree come la riviera romagnola. Ma problemi si riscontrano anche in Sicilia e in Sardegna».

TAG: ASSOTURISMO,LAVORO,TURISMO,VITTORIO MESSINA

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