Economia
22 Giugno 2022Le stime del Centro Studi Confindustria vedono il sistema Italia come il più colpito in Europa
Gli ultimi diciotto mesi sono stati funestati da uno straordinario rialzo dei prezzi delle materie prime che hanno raggiunto picchi senza precedenti. Questi rincari riguardano non solo minerali, risorse energetiche e vegetali ma anche semi-lavorati come alimentari, fibre tessili, materie plastiche che in taluni casi hanno raggiunto rialzi a doppia cifra già dalla fine del 2021.
Indiscusso protagonista di questo rincaro è il gas naturale, a gennaio 2022 cresciuto in Europa del 421% rispetto al dicembre 2019. A seguire anche petrolio e carbone hanno subito notevoli rincari ma più contenuti rispetto al gas, rispettivamente 24% e +122%.
Le cause di questi rialzi sono diverse, dalla congiuntura economica allo squilibrio tra la domanda e l'offerta innescato dal conflitto bellico in Ucraina, in corso da ormai quattro mesi.
Le stime del Centro Studi Confindustria, basate sulle variazioni dei prezzi internazionali delle materie prime energetiche attese in media per il 2022, indicano che, se l’aumento dei prezzi non dovesse rientrare nel corso dell’anno in corso, l’incidenza dei costi dell’energia sul totale dei costi di produzione (a parità delle voci di costo non legate al consumo diretto di materia prima energetica, di raffinati del petrolio e di energia) aumenterebbe per tutte le attività economiche - seppur con ampie differenze settoriali - colpendo soprattutto l’Italia.
Confrontando le stime per il nostro Paese con quelle ottenute per Francia e Germania, si osserva come, anche prima delle recenti dinamiche inflattive sui mercati internazionali delle materie prime, i costi energetici erano maggiori per le imprese italiane rispetto ai competitor europei.
Le differenze tra l’incidenza dei costi energetici nel biennio 2018-2019 erano relativamente contenute rispetto alla Germania (0,6 punti percentuali) ma già ampie rispetto alla Francia (1,6 punti percentuali).
Già nel 2021 la distanza nell’incidenza dei costi energetici dell’Italia dalla Germania aveva superato un 1 punto percentuale, e di ben 2,6 punti dalla Francia.
Nel 2022, con le ulteriori infiammate dei prezzi acuite dal conflitto Russia-Ucraina, il divario è stimato raggiungere +2,1 p.p. rispetto alla Germania e +4,9 p.p. rispetto alla Francia. Il maggior onere sostenuto per i costi energetici dall’Italia, in proporzione al totale dei costi sostenuti, è inoltre generalizzato a tutti i comparti dell’economia, riguardando tanto il settore primario, quanto il manifatturiero e il terziario.
Nonostante i rincari delle materie prime esercitino un impatto consistente sui costi energetici di tutti i settori e per tutti i Paesi quindi, il sistema-Italia emerge come il più colpito.
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