Attualità
26 Aprile 2022I continui rincari impattano negativamente sui consumi, la ricerca di Ipsos evidenzia i numeri
L'aumento esponenziale dei prezzi e il conflitto sul fronte ucraino catalizzano l'attenzione e le preoccupazioni degli italiani, alla ricerca di strategie per ridurre l'impatto.
Secondo una recente indagine di Ipsos, l'incertezza domina nel 78% degli italiani. Per il 50% di loro la situazione peggiorerà nei mesi a venire, solo il 22% invece propende per un miglioramento. A tenere banco è l’aumento dei prezzi: l’86% è al corrente o conosce molto bene l’argomento (il 37% appartiene alla seconda categoria, in decisa crescita dal 22% di ottobre 2021). Il 75% degli italiani si dichiara pertanto molto-abbastanza preoccupato per l’impatto degli aumenti sul proprio bilancio famigliare, con un terzo del campione molto preoccupato (era il 25% a ottobre).
Il 48% del campione dichiara poi di essere poco soddisfatto (31%) o per niente soddisfatto (17%) della propria situazione economica. Gli insoddisfatti sono soprattutto le donne, la fascia d’età tra i 35 e i 54 anni e i cittadini residenti al Sud e isole (solo il Nord è più soddisfatto). Le cause di questo stato vengono imputate per il 55% all’aumento del costo della vita, che rende sempre più faticoso far quadrare i conti, per il 34% a motivi legati al lavoro (incertezza contrattuale, riduzione o perdita del lavoro). C’è anche un senso di frustrazione per l’impossibilità a permettersi gli acquisti che si vorrebbe fare (36%) e il 27% si trova ad affrontare spese troppo elevate per gli introiti familiari.
Questo allarmante quadro ha ripercussioni dirette sulle aspettative e sugli effetti dell’inflazione. Secondo la ricerca Ipsos, le categorie sulle quali si attendono i maggiori incrementi di spesa sono:
Rispetto alle attese, sono aumentati di più soprattutto i prezzi dei prodotti alimentari e le spese legate all’auto. Restano invece inferiori alle previsioni i rincari di telefonia, elettrodomestici, intrattenimento e abbigliamento, essendo acquisti più pianificabili e rimandabili. Per gli italiani, tra i soggetti economici più penalizzati dai rincari vi è la distribuzione (33%), seguita dai trasporti/logistica (27%) e dai produttori di beni di consumo (24%). Chi si fa maggiormente carico dell’aumento dei prezzi sono i produttori di materie prime e il Governo, mentre dalla Distribuzione ci si aspetterebbe un maggiore contributo all’assorbimento degli aumenti.
«In realtà – commenta Carlo Alberto Buttarelli, direttore ufficio studi e relazioni con la filiera Federdistribuzione – le cose stanno diversamente: è importante la percezione di quanto il settore nel suo insieme sia penalizzato, tuttavia occorre chiarire che se l’inflazione del carrello della spesa ha subito un incremento a febbraio del 4,1%, la realtà della Distribuzione moderna è un incremento del +2,9%. Questo significa che la differenza è tutta nello sforzo che le nostre imprese stanno facendo per non trasferire ai consumatori il livello di inflazione all’acquisto. A oggi non ci sono problemi di rifornimenti, ma in questi primi tre mesi l’impatto sulle vendite risulta negativo a valore, e a volume ancora superiore. Le imprese, che continuano a garantire il giusto riconoscimento alle filiere in forte sofferenza, sono fino a oggi in condizione di rallentare l’ascesa dei prezzi. Ma è una situazione che non potrà durare a lungo».
Secondo Ipsos l’88% degli italiani (il 94% di quelli molto preoccupati) ha già messo in atto delle strategie di riduzione dell’impatto dell’inflazione: - riduzione dei consumi, degli sprechi (37%), ricerca della convenienza a parità di prodotti attraverso le promozioni e le offerte (32%) o sostituendoli con prodotti meno costosi (20%).
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