Quinta edizione di Vinitaly Tour in Giappone dal 10 all’11 dicembre 2010 presso Eataly il più grande store di prodotti enogastronomici italiani a Tokyo. Una tappa che cade in un momento particolarmente delicato per il mercato giapponese del vino, che continua a crescere ma che per effetto della crisi internazionale manifesta richieste diverse rispetto al passato. Non tutti i Paesi esportatori di vino sono stati in grado di rispondere adeguatamente; l’Italia, invece, è riuscita ad esportare di più, ma non esistono rendite di posizione ed è indispensabile continuare l’attività di promozione iniziata da Veronafiere con il Vinitaly Japan per gettare nuove basi per le aziende italiane.
Il programma prevede per la prima giornata, il 10 dicembre, una serie di iniziative finalizzate al business e al trade, con seminari per affiancare le imprese che affrontano per la prima volta il mercato nipponico nell’impostare le giuste strategie di penetrazione. A seguire, incontri b2b con i principali importatori del Paese e un Gala dinner con i vini italiani che hanno cambiato la storia dell’enologia italiana.
Secondo giorno, l’11 dicembre, dedicato ai consumatori con degustazioni di vino e olio extravergine di oliva – a cura di Unaprol - e un seminario per insegnare a fare i giusti abbinamenti con il cibo.
«Vinitaly lavora ormai da anni per realizzare un sistema al servizio delle imprese italiane. La validità delle iniziative è dimostrata dalla collaborazione, anche in Giappone, con il Ministero delle politiche agricole e alimentari, Buonitalia Spa e Ice, che permette di ottimizzare le risorse destinate alla promozione del made in Italy», evidenzia il direttore generale di Veronafiere, Giovanni Mantovani.
«La particolarità del mercato giapponese ha dato negli ultimi anni grandi soddisfazioni ai produttori italiani di vino, nonostante la seria crisi che il settore ha attraversato. I nostri vini, così apprezzati dai consumatori giapponesi, notoriamente competenti e attenti alla qualità, attendono oggi una vera consacrazione presso il grande pubblico, fuori dai canali finora tradizionali della ristorazione italiana. Occorre, a questo scopo che tutte le istituzioni coinvolte nella promozione di questa preziosa risorsa si impegnino in una seria riflessione sulle strategie di marketing future e su una concentrazione unitaria degli sforzi, indispensabile per sottrarre quote di mercato a una concorrenza internazionale sempre più intensa e agguerrita – sottolinea l’Ambasciatore d’Italia a Tokyo, Vincenzo Petrone -. La secolare tradizione e gli alti standard di qualità dell`offerta fanno del vino italiano un prodotto di assoluto livello. Questi due aspetti devono essere combinati con la grande varietà delle nostro territorio e con le specificità della nostra produzione vinicola, che grazie alla ricchezza di vitigni autoctoni e` in grado di produrre vini assolutamente unici rispetto al resto del mondo.»
Per effetto del difficile momento congiunturale, tra il 2007 e il 2009 il Giappone ha ridotto del 21% il valore delle importazioni di vino fermo in bottiglia (da circa 753 a 553 milioni di euro). Questa contrazione non ha interessato le quantità, che invece sono cresciute del 7,5% (da 119 milioni di litri a 127,8 milioni di litri).
L’Italia, secondo fornitore di vino del Giappone, tra il 2007 e il 2009 ha incrementato le quantità importate (da 22,7 a 23,6 milioni di litri), pur perdendo in valore (da 107,5 a 84,5 milioni di euro), ma ha aumentato la propria quota sul complesso dei vini importati, anche a scapito della Francia (primo importatore) che ha visto scendere anche i volumi. In aumento pure le bollicine italiane, sempre più apprezzate, che hanno mantenuto il valore a poco più di 23 milioni di euro, ma elevato il volume da poco più di 4 milioni di litri a quasi 4,9.
Anche nel 2010 il nostro Paese conferma il buon andamento delle esportazioni verso il Giappone, con una crescita complessiva della quantità di tutte le tipologie di vino e di confezione dai 20,8 milioni di litri del periodo gennaio-agosto 2008 – anno di massima espansione del nostro export enologico - ai 22,6 milioni di quest’anno e un sostanziale riallineamento dei valori (69,3 milioni di euro contro 69).
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