Acqua
14 Ottobre 2025 In merito all’indagine pubblicata da Greenpeace Italia sulla presenza di TFA e PFAS nelle acque minerali, Mineracqua – la Federazione Italiana delle Industrie delle Acque Minerali Naturali – interviene per fornire alcuni elementi di chiarimento, alla luce dei toni allarmistici che hanno accompagnato la diffusione dei risultati e che, secondo la Federazione, non trovano riscontro nei dati emersi. Innanzitutto, sottolinea Mineracqua, i PFAS non sono stati riscontrati nelle acque minerali italiane analizzate. Quanto al TFA (Acido Trifluoroacetico) – composto ampiamente diffuso nell’ambiente e derivante da molteplici fonti industriali come pesticidi, fluidi refrigeranti o sistemi di trattamento delle acque reflue, e non riconducibile ad attività legate all’imbottigliamento delle acque minerali – tutte le indagini condotte su scala europea, comprese le analisi di autocontrollo delle aziende, indicano concentrazioni estremamente basse e non correlate a rischi per la salute. Un’indagine specifica condotta dal laboratorio indipendente tedesco Fresenius su incarico di Mineracqua ha confermato questi dati: la campagna analitica ha evidenziato tracce di TFA ampiamente al di sotto dei limiti previsti per le acque potabili. Il Governo italiano, riconoscendo l’importanza del tema, ha recentemente introdotto un limite per il TFA solo per le acque potabili, fissandolo a 10 µg/l (microgrammi per litro) a partire dal 2027. Va ricordato che, ad oggi, per le acque minerali naturali non esiste a livello europeo un limite normativo specifico. Confrontando i dati pubblicati da Greenpeace con questa soglia, emerge che tutte le acque minerali analizzate presentano valori enormemente inferiori: l’acqua con la concentrazione più alta raggiunge appena 0,7 µg/l, circa 15 volte al di sotto del limite fissato per le acque potabili. Mineracqua segnala inoltre l’assenza di una metodologia di analisi standardizzata a livello europeo per la determinazione del TFA. Proprio questa lacuna ha prodotto risultati incoerenti tra i due laboratori (uno italiano e uno tedesco) incaricati da Greenpeace di analizzare la stessa acqua minerale: nel primo caso è stato riscontrato un valore di 0,1 µg/l, nel secondo di 0,7 µg/l.
Secondo la Federazione, questa significativa discrepanza indebolisce la solidità scientifica dell’indagine e, di conseguenza, non giustifica i toni allarmistici utilizzati, che rischiano di danneggiare ingiustamente l’immagine del comparto.
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