Economia

28 Giugno 2023

Serve una politica industriale che metta al centro impresa e stimoli investimenti

Riccardo Di Stefano di Confindustria pone l'accento sulle prossime sfide che attendono l'industria italiana


Serve una politica industriale che metta al centro impresa e stimoli investimenti

«Industria 5.0 non è uno slogan bensì la sintesi per indicare la rivoluzione che abbiamo davanti e che di fatto si è già avviata. Tecnologie innovative, intelligenza artificiale, nuovi settori, competenze da formare: è un impatto ad ampio raggio che mette in gioco la competitività del Paese. Con le imprese e i giovani protagonisti del cambiamento. Serve una politica industriale, italiana ed europea, che metta al centro l’impresa e stimoli gli investimenti. Ed è proprio questo, riportare l’attenzione sulla nostra industria, su cui vogliamo richiamare la politica e le istituzioni che abbiamo chiamato a raccolta».

Sono queste le parole con cui Riccardo Di Stefano, Presidente dei Giovani imprenditori di Confindustria, ha aperto il convegno di Rapallo la settimana scorsa. L'occasione è stata propizia anche per affrontare tematiche correlate, come quella legata alla congiuntura economica: «Certamente non si può stare tranquilli, visto che sussistono molti fattori di incertezza. Germania e Francia che rallentano hanno un peso sulla nostra industria, vista l’integrazione delle filiere.

Negli ultimi mesi stiamo assistendo a uno stallo della nostra produzione industriale. Lo scenario geopolitico è incerto, non si intravede la fine della guerra in Ucraina, il prezzo dell’energia si è ridotto, ma non si possono escludere fiammate, anche per le materie prime. Occorre aumentare l’impegno nella nostra autonomia energetica e rispetto alle materie prime critiche. E sottolineo ancora che è il sistema imprenditoriale il soggetto su cui puntare per ricostruire l’Italia, sul filo di questa frontiera tecnologica e industriale. Questi ultimi anni multicrisi l’hanno dimostrato: è l’industria che ha tenuto in piedi il Paese».

In relazione al PNRR, invece, Di Stefano ha affermato: «Durante le crisi del passato le imprese hanno dimostrato di aver utilizzato in modo efficace gli strumenti a disposizione, da Industria 4.0, ai crediti di imposta. Anche oggi saprebbero mettere a terra le risorse in modo rapido ed efficace, investendo, rafforzandosi, con effetti positivi sul Pil. Tuttavia il PNRR senza le riforme è incompleto e di riforme non si parla praticamente più. Le riforme strutturali vanno fatte per rendere il Paese più efficiente e aumentare gli spazi di concorrenza. Così come è necessario affrontare il tema dei salari e della produttività: gli altri Paesi competitor in Europa hanno un andamento della produttività superiore al nostro». 

Sul tema generazionale, infine, Di Stefano ha ricordato che i giovani sono innovatori naturali: «Bisogna garantire una formazione adeguata, stimolare le start up, creare collegamenti con chi lavora all’estero affinché non si perda il rapporto con il Paese. Non si fa abbastanza sulla formazione e anche questa è una nostra battaglia su cui ci stiamo impegnando e continueremo a farlo».

TAG: CONFINDUSTRIA,INDUSTRIA,PNRR,RICCARDO DI STEFANO

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