22 Aprile 2011

Festività Pasquali: pochi italiani si concederanno una vacanza


campeggio.jpgMentre per il fine settimana della santificazione di Giovanni Paolo II è registrato il tutto esaurito già da molto tempo, gli italiani non sembrano propensi a spostarsi da casa per le festività pasquali come avveniva in passato. Forse perché l’evento della consacrazione più atteso e voluto dagli italiani è subito a ridosso della festività religiosa tradizionale, forse perché le risorse economiche sono ancora centellinate, la Resurrezione 2011 sembra essere vissuta più sotto tono. E si è disposti a rinunciare alla vacanza e addirittura alla gita fuori porta di un giorno per Pasqua e per Pasquetta pur di partecipare al momento eccezionale e irripetibile più sentito dai cattolici.

«La massima elevazione del Santo Padre che ha lasciato nel suo pontificato un segno fortissimo – è il commento di Lino Stoppani, presidente Fipe – sta facendo rivivere nelle famiglie l’evento della Resurrezione nella sua natura più modesta e riflessiva. Spero però che a questo non si sommi una difficoltà economica delle famiglie che ci allontanerebbe da una ripresa di cui tutto il paese ha bisogno».

Da un’indagine realizzata da Axis Research su incarico di Fipe-Confcommercio, che ogni anno fotografa scelte e comportamenti sociali, emerge che domenica prossima sarà occasione di un viaggio vero e proprio di vacanza solo per il 7,3% circa degli italiani e che di questa piccolissima percentuale, il 90% rimarrà in Italia.

Il 29,2% si concederà almeno una gita quotidiana, dunque senza pernottamento, mentre il rimanente 63,5% (+1,5% sull’anno scorso) non varcherà l’uscio domestico, lasciando però aperta la porta per amici e parenti. Fra quelli che si concederanno la gita di un giorno, il ristorante viene scelto dal 6%. Si tratta comunque di 3,6 milioni di persone, fondamentalmente nuclei familiari composti da nonni, genitori, e figli. In pratica, andranno al ristorante il 6,5% di tutti gli italiani con oltre 64 anni; il 7,5% di tutti i 45-54enni e il  6,5% degli giovanissimi fra i 18 e 24 anni. In questo contesto risulta che la scelta del “fuori casa” è preferita con valori sopra alla media nel Nord e Centro Italia. Questi che sceglieranno il ristorante, si orienteranno per un menu tutto compreso proposto dal ristoratore (solo il 29% sceglierà alla carta) per una spesa di valore medio familiare da 98 euro e un aggregato da 140 milioni. Nell’ordinazione non mancheranno agnello, uova, colomba, e uovo di cioccolato. Pietanze tradizionali, ma con l’aggiunta di qualche primizia come fragole e asparagi, anche per chi mangerà a casa e con la spesa fatta preferibilmente al supermercato. Per i dolci, invece, la scelta sembra ricadere nel 40% dei casi su qualcosa di tradizionale, ma alternativo. E così un dessert della propria zona preso anche in pasticceria è preferito alla classica colomba industriale. Al pranzo solo il 13% degli italiani arriverà comunque dopo una colazione particolarmente abbondante dolce e salata assieme. Alla tavola del primo mattino si siederanno soprattutto i giovani fino a 44 anni e quelli che vivono al Centro (19%) e al Sud (15%).

Neanche il lunedì dell’Angelo sembra diventare occasione di una gita. Molto più della metà (58%) vi rinuncia. Più precisamente, il 49% del campione starà in casa propria, il 7,8% andrà in casa di amici, mentre l’1,2% andrà nel ristorante abituale pur di non rimanere solo. Ne consegue un’attenzione particolare alla spesa come dimostra l’83,5% del campione intervistato che cercherà di contenere il bilancio economico della giornata a un livello uguale se non inferiore a quello dello scorso anno; il 9,5% si concederà una spesa più generosa, mentre il 7% non ha proprio fatto previsioni.

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