La Coca-cola, la multinazionale di Atlanta, prima al mondo per vendita di bevande non alcoliche, non ha ancora finito di provare gioie e dolori, dopo tante vicende critiche affrontate nell’ultimo decennio, tra le quali i ridimensionamenti nelle vendite ove ha giocato la forzata riduzione degli zuccheri e dei dolcificanti contenuti nella bibita.
Già l’Azienda, fondata nel 1886, negli ultimi anni ha visto diminuire le vendite, grazie ad una maggiore consapevolezza da parte dei consumatori americani ed europei sui rischi rappresentati dalle bevande zuccherate, ed, in aggiunta, ai balzelli applicati in alcuni Paesi dell’Unione sugli zuccheri aggiunti.
Precisiamo che la Casa Madre produce solo sciroppo concentrato, con i suoi ingredienti “segreti”, venduto ai vari imbottigliatori in franchising dislocati in tutto il mondo, tra cui l’Italia, i quali producono il prodotto finale Coca-Cola, che poi distribuiscono e commerciano in lattine e in bottiglia, con le caratteristiche delle acque locali accresciute dall’anidride carbonica e di aromi naturali.
Nel 1960 la Coca-cola ha acquistato il marchio Fanta dell’azienda SNIBEG, Società Napoletana Imbottigliamento Bevande Gassate, che da allora gestisce entrambe le industrie. Tagli di posti di lavoro e chiusure di stabilimenti in Italia in varie regioni, fin dal 2014-2015, erano stati posti sui tavoli di lavoro del Ministero dello Sviluppo dei passati Governi, e ancora nel 2017, mai affrontati con una positiva risoluzione. Non sarebbe, pertanto, solo colpa degli ultimi due governi con il Ministero in mano ai gialli, se attualmente anche la questione Coca-cola italiana fa parte dei 158 tavoli sempre aperti. Ma ora si aggiunge il problema delle arance. Che non solo un problema della Coca-cola, per la Fanta e le nostre amate aranciate, è un problema che investe l’economia nazionale. Nonostante il viceministro Buffagni, lo scorso novembre 2018, si sia recato in visita istituzionale nella sede dell’azienda imbottigliatrice alla zona industriale di Catania ed abbia ricevuto le istanze dell’Azienda italiana.
Veniamo al dunque. Giorni fa, il 4 dicembre 2019, una delegazione di lavoratori e di imprenditori siciliani si è recata davanti a Montecitorio per protestare contro Sugar e Plastic Tax, le due tasse inserite nella Legge di bilancio, ma soprattutto per salvaguardare il prodotto italiano, stante che Coca-Cola Hbc ha annunciato la sospensione di investimenti in Italia da parte del Gruppo e l’annuncio dell’acquisto di arance per la Fanta non più in Sicilia ma all’estero.
Tutto ciò vorrebbe dire, secondo i vertici di SNIBEG, depauperare territori che sono già in sofferenza e mettere a repentaglio centinaia di lavoratori e la serenità delle rispettive famiglie. Se invero uno Stato poco può fare di fronte agli interessi aziendali di una multinazionale, avrà almeno il diritto di proteggere i propri interessi economici. Un intervento netto, deciso e chiaro, sembra sia urgente e doveroso, senza cinschiamenti di sorta.
È davvero agghiacciante assistere all’alternarsi di dichiarazioni tra il taglia, cuci, togli, aggiungi, rattoppa, copia, incolla, e alla fine annunci di dilazioni di date, ma tale è la verità che ci sentiamo tutti presi in giro. E che succederà, dunque, alle arance siciliane della Fanta?
Fonte EgNews (Maura Sacher)
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