19 Marzo 2015
Federdoc: sì al Testo Unico del vino, no alla proliferazione delle Doc
In vista della presentazione del Testo Unico del vino nel corso di Vinitaly, Sandro Boscaini, presidente di Federvini, ha invitato a riflettere e ad apportare alcune modifiche: per esempio maggiore semplificazione burocratica, più trasparenza amministrativa da parte dei Consorzi di tutela e cambio della governance per introdurre più democrazia.

Parzialmente in disaccordo Riccardo Ricci Curbastro, presidente di Federdoc (Federazione dei Consorzi di tutela). Ricci Curbastro manifesta «grande sconcerto e sorpresa nell’apprendere solo ora, dopo che per circa 2 anni una federazione nazionale si è impegnata nella stesura del nuovo Testo Unico sulle denominazioni d’origine dei vini in sinergia con le altre organizzazioni della filiera, di una posizione così critica su governance e funzioni dei Consorzi di tutela da parte del massimo rappresentante di Federvini».
E quindi si chiede il presidente di Federdoc: «Perché non parlarne a uno dei tanti tavoli di lavoro che ci hanno visti impegnati e preferire dichiarare il proprio dissenso in modo pubblico, su una testata di rilevanza nazionale quale Il Sole 24 Ore?».

«Superato lo stupore - aggiunge
Ricci Curbastro - iniziale è subentrato un vero e proprio disappunto per i contenuti delle dichiarazioni che destano, quanto meno, perplessità e interrogativi. Come quelle relative alla mancanza dei controlli da parte degli organi preposti tanto per citarne una, a nostro giudizio destituite di qualsiasi fondamento. Non dovremmo essere noi a ricordare a Boscaini che i Consorzi di cui parla rappresentano circa 120 Denominazioni e l’85% dell’intera produzione a DO nazionale. Inoltre, la richiesta di effettuare più controlli sui Consorzi coinvolge tutto l’agroalimentare italiano a DO e non solo il comparto vitivinicolo che è regolamentato dal Decreto del 12 maggio 2010 che appunto detta le norme sulla vigilanza da parte del ministero nei confronti di tutti i Consorzi riconosciuti nel panorama della produzione a Denominazione. E giova anche ricordare il fatto che il sistema dei controlli italiani viene citato come esempio anche da Paesi spesso non teneri nei nostri confronti».
Poi Ricci Curbastro conclude: «Francamente ho finito per ritrovarmi a pensare che un attacco così scomposto e fuori tempo possa trovare una sua logica spiegazione solo prendendo spunto da situazioni che riguardano in modo diretto la denominazione di riferimento di Boscaini stesso. Per concludere vorrei sottolineare che sulla questione del numero eccessivo delle Denominazioni mi trovo perfettamente allineato, sottolineando però come Federdoc ha più volte nel corso degli anni denunciato questa situazione e in più di un’occasione ha ribadito la necessità di razionalizzare il settore. Per il bene del mondo del vino italiano che dovrebbe, e ribadiamo dovrebbe, stare a cuore a tutti noi».
Fonte Il Sole 24 Ore
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