19 Marzo 2013

VIVA Sustainable Wine: il progetto del Ministero dell`Ambiente per il vino sostenibile "made in Italy"


Sarà presentata il 7 aprile al Vinitaly l’etichetta voluta dal ministero dell’Ambiente per tracciare la qualità ambientale della filiera e incoraggiare l’eco-sostenibilità del comparto vitivinicolo italiano.

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Avviato dal Ministero dell’Ambiente nel luglio 2011, il progetto "VIVA Sustainable Wine" ha lo scopo di misurare e migliorare le performance di sostenibilità della filiera vite-vino, a partire dalla sperimentazione su alcuni grandi produttori italiani, che hanno sottoposto il loro processo produttivo ad una valutazione dell’impronta ecologica dal campo al consumo.

Il progetto parte dall’assunto che la filiera del vino rappresenta un settore fondamentale dell’economia nazionale e che la produzione vinicola è riconosciuta come una delle componenti più significative della nostra cultura di gestione e di protezione dell’ambiente rurale e del paesaggio, associate alla sicurezza dei prodotti e alla salute dei consumatori.

Nove aziende del settore (F.lli Gancia & Co, Masi Agricola, Marchesi Antinori, Mastroberardino, Michele Chiarlo, Castello Monte Vibiano Vecchio, Planeta, Tasca d’Almerita e Venica&Venica), grazie all’individuazione di quattro indicatori (Aria, Acqua, Territorio e Vigneto), hanno potuto misurare attraverso un’auto-valutazione l’impatto della loro produzione in termini di sostenibilità ed intraprendere in tal modo, su base volontaria, un percorso di miglioramento.

I primi risultati di questa iniziativa pilota, tra i quali un’innovativa etichetta, saranno presentati nel corso di una conferenza stampa il 7 aprile al Vinitaly, il salone internazionale del vino e dei distillati in programma a Verona dal 7 al 10 aprile 2013.

Insieme alle nove aziende, scelte sulla base di criteri geografici e di prodotto, partecipa nel ruolo di protagonista anche una cordata di autorevoli partner del mondo della ricerca: Agroinnova Centro di Competenza dell’Università di Torino, il Centro di Ricerca Opera per l’agricoltura sostenibile dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e il Centro di Ricerca sulle Biomasse dell’Università degli Studi di Perugia.

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