Economia
03 Aprile 2025
Il grave errore nella comunicazione del nuovo Codice della Strada che ha portato a un calo considerevole dei consumi fuori casa nel primo trimestre 2025, il dibattito sugli effetti del vino sulla salute (con la minaccia di etichettature simili a quelle del tabacco) e ieri l’annuncio di Donald Trump che dichiara l’introduzione di dazi universali del 20% sulle importazioni europee, con un impatto particolarmente forte per il settore agroalimentare e vinicolo italiano. Per l’industria del vino e degli alcolici, la misura annunciata è particolarmente preoccupante. Il presidente di Milano Wine Week, Federico Gordini, analizza la mossa dell’amministrazione statunitense: “I dazi del 20% annunciati da Trump sono un gravissimo errore politico del Presidente americano, che innesca una guerra commerciale con ripercussioni sulle principali economie mondiali. Un ennesimo atto autoritario e comunicato con i consueti toni inaccettabili - elementi quasi surreali ai quali abbiamo purtroppo fatto abitudine - del quale i primi a essere scontenti dovrebbero essere gli americani stessi”.
Oltre ai danni diretti che si verificheranno sulle esportazioni europee, la crescita dei costi dei prodotti potrà determinare un aumento dei prezzi per i consumatori, con un impatto anche sui mercati secondari. In particolare, l’aumento dei dazi sulla birra del 25%, mentre gli altri prodotti a base di alcol subiranno un dazio del 20%, potrebbe penalizzare duramente le piccole e medie imprese, che rappresentano una fetta significativa delle esportazioni europee negli Stati Uniti.
“Serve una risposta comune e molto determinata da parte dell’Unione Europea a tutela di tutti i settori colpiti da questo provvedimento”, continua Gordini. “È necessario lavorare sia per rispondere a tono ai dazi imposti che per trovare scenari diplomatici che portino a un negoziato costruttivo e rendere meno lesive queste sanzioni. Nel contempo, serve lavorare per negoziare condizioni migliorative verso tutti gli altri mercati, eliminando le disparità di trattamento tra Paesi membri dell’UE”.
In questo scenario, l’industria europea si trova a dover fare i conti con la dura realtà di una guerra commerciale che rischia di danneggiare i più vulnerabili, mentre la politica statunitense sembra voler continuare a spingere per politiche protezionistiche.
Risulta evidente come L’Unione Europea ora più che mai debba prendere in mano le redini della situazione unendo le forze per rispondere a questa sfida con determinazione e unità.
Le parole di Gordini evidenziano come i dazi, storicamente, non solo hanno danneggiato i Paesi destinatari, ma anche l’economia interna degli Stati Uniti. “I dazi, da quelli applicati dall’ultima amministrazione Trump sulle lavatrici a quelli imposti sotto William McKinley negli anni ’90 dell’Ottocento (che causarono ondate di inflazione), alle tariffe Smoot-Hawley degli anni ’30 (che aggravarono la Grande Depressione), si sono rivelati sempre disastrosi per l’economia statunitense”.
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