Attualità
22 Aprile 2024La normativa vigente non prevede controlli sulla qualità delle acque filtrate e trattate e ciò potrebbe generare ripercussioni sanitarie
Negli scorsi giorni il Codacons ha presentato un ricorso al Tar del Lazio con la richiesta di annullare gli atti del Ministero della Salute del 2012 che non prevedono specifici controlli da parte delle Autorità sanitarie competenti sulle acque trattate e/o filtrate utilizzate in commercio.
Ragione? Per il Codacons, i trattamenti di tali dispositivi, ormai molto diffusi sia nelle case che nei pubblici esercizi come i ristoranti, dove peraltro la tendenza di uso è al rialzo, non hanno la finalità di potabilizzare l'acqua bensì di consentire modifiche nelle caratteristiche organolettiche, ossia di “raffinare” le acque per utilizzi domestici.
Col decreto 7 febbraio 2012, n. 25 recante “Disposizioni tecniche concernenti apparecchiature finalizzate al trattamento dell’acqua destinata al consumo umano”, il Ministero della Salute si prefigge di “garantire che i trattamenti non pregiudichino la qualità delle acque, già idonee sotto il profilo sanitario, che le apparecchiature di trattamento garantiscano gli effetti dichiarati e che l’informazione completa sugli effetti dei trattamenti sia adeguatamente fornita al consumatore”, ma non prevede alcun controllo.
La normativa vigente riduce pertanto alla responsabilità del produttore o distributore la conformità del dispositivo destinato al trattamento delle acque a uso umano, andando a sostituire il controllo da parte delle Autorità sanitarie competenti, quali enti imparziali e con maggiori garanzie sulla qualità del prodotto destinato ai consumatori. L’utilizzo di apparecchiature per il trattamento delle acque può quindi avere anche ripercussione sul fronte sanitario: a seconda delle tecniche usate, può ridurre o anche eliminare minerali come ad esempio il calcio e/o il magnesio (nella tecnica a osmosi inversa), nonché comportare al contrario un aumento del sodio (soprattutto nella tecnica di filtrazione a scambio ionico) fortemente sconsigliata, a fini preventivi, per tutta la popolazione (in particolare per chi soffre di patologie quali diabete, ipertensione ecc.), così come spiega il Codacons nel ricorso.
La commercializzazione di acqua trattata inoltre deve essere supportata da una completa informazione (soprattutto in merito alla composizione dell’acqua, ai trattamenti applicati e ai suoi effetti) al fine di evitare che l’utilizzatore non sia fuorviato e/o confuso nella propria scelta e non arrivi a considerare che la stessa c.d. “acqua trattata” possa essere similare o anche migliore o più salutare dell’acqua minerale, come sembrano suggerire alcuni claims utilizzati per pubblicizzare tali prodotti, privi di indicazioni anche scientifiche sulle qualità e sulle caratteristiche dell’acqua. Aspetti questi ultimi su cui dovrà fare luce l’Antitrust alla luce della possibile ingannevolezza dei messaggi rivolti al pubblico.
TAG: ACQUA,CODACONSPOTREBBERO INTERESSARTI ANCHE
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