È nato il primo manuale di buone prassi per la produzione e l’uso del ghiaccio alimentare. Il vademecum, promosso da Confindustria e approvato dal ministero della Salute, è unico nel suo genere in Italia e in Europa. Si stima un consumo annuo di 78 milioni di kg di ghiaccio solo nel canale bar: quanto sarà prodotto con le dovute attenzioni?
Via all’operazione “ghiaccio sicuro”. È stato infatti pubblicato un vademecum, unico nel suo genere in Italia e in Europa, dedicato all’approfondimento degli aspetti igienici e di sicurezza alimentare legati alla produzione industriale di ghiaccio confezionato e alla produzione per autoconsumo di ghiaccio alimentare. Si tratta del primo “Manuale di corretta prassi operativa per la produzione di ghiaccio alimentare”, approvato dal ministero della Salute su stimolo di Confindustria, presentato da Ice Cube, produttore di ghiaccio alimentare confezionato, in collaborazione con Nfi-Nutrition Foundation of Italy.
Il Manuale è uno strumento indispensabile per la tutela della sicurezza alimentare dei consumatori, una sfida globale che passa (anche) per l’utilizzo del ghiaccio, indicato dall’Organizzazione mondiale della sanità come uno degli alimenti a più alto rischio di contaminazione biologica. Non solo, la stessa Oms, il 7 aprile scorso, in occasione della Giornata mondiale della salute, ha segnalato come nel mondo muoiano circa 2 milioni di persone all’anno in seguito al consumo di alimenti contaminati e come il ghiaccio non sia esente da responsabilità.
«A pochi giorni dall’avvio di Expo 2015, la più grande manifestazione al mondo interamente dedicata al cibo e al nutrimento del pianeta, abbiamo voluto sottolineare ancora una volta l’impegno dell’Italia quale Paese capofila nella difesa dai rischi alimentari», ha spiegato Andrea Poli, presidente di Nfi. «Il Manuale è inedito per completezza, per autorevolezza e per specificità dei temi trattati e indica per la prima volta tutte le norme necessarie a garantire che il ghiaccio per uso alimentare arrivi al consumatore privo di contaminanti fisici, chimici, ma soprattutto biologici. La contaminazione biologica, infatti, rappresentata da batteri come Salmonella ed Escherichia, ma anche da virus, parassiti e micotossine, può causare danni anche gravi alla nostra salute: ecco perché è importante fare chiarezza su una filiera della catena alimentare che viene troppo spesso sottovalutata».
«Dobbiamo mantenere alta l’attenzione sulla qualità del ghiaccio che beviamo, ricordando che questo alimento non è sterile di per sé. Il processo di congelamento dell’acqua non produce l’inattivazione di agenti infettanti causa di malattia, ma solo la loro attenuazione e il rischio di contaminazione può essere altissimo, sia in fase di produzione che di conservazione», ha concordato Simone De Martino, titolare Ice Cube, azienda che ha svolto un ruolo di primo piano nella stesura del Manuale, avvalendosi di un’esperienza pluriennale nella produzione e commercializzazione di ghiaccio per uso alimentare, certificato secondo gli indicatori di Qualità ISO 9001:2008 e di prodotto Ifs (International features standards) FOOD (Higher Level). «Molti bar, discoteche, pub, ristoranti e altri operatori del settore turistico e ristorativo - ha proseguito De Martino - producono ghiaccio che in molti casi non può essere considerato alimentare. Anche il ghiaccio prodotto da appositi macchinari, è risultato non a norma dalla maggior parte delle analisi fatte, poiché spesso la macchina non viene sottoposta alle necessarie operazioni di pulizia e manutenzione. Consideriamo che uno studio (fonte Bain) ha stimato un consumo annuale di circa 78 milioni di kg di ghiaccio nel solo canale bar (Horeca). Immaginiamo quanto di questo non sia prodotto con le dovute attenzioni. Ecco, dunque, perché abbiamo ritenuto importante impegnarci in prima persona nella definizione di un prontuario della salute alimentare che possa supportare e tutelare sia chi il ghiaccio lo produce sia chi lo consuma».
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