Secondo l`analisi dell`INRAN (Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione) sul rapporto di abitudini alimentari degli italiani, anche per il 2013 l`andamento del settore beverage è negativo e ad abbassare i consumi non è solo la crisi, ma anche il meteo che non sempre è favorevole.
I consumi di bevande gassate in Italia restano bassi, di molto inferiori alla media Ue: ogni italiano beve 50 litri l`anno contro una media di 73 litri, lo segnala Assobibe (Associazione degli Industriali delle Bevande Analcoliche di Confindustria). Nel rapporto INRAN vi è anche una particolare attenzione verso il consumo di soft drink segnalati come nocivi alla salute da parte della rivista scientifica "Trends in Endocrinology & Metabolism", perchè contenenti edulcoranti ipocalorici; Assobibe ha risposto che «gli edulcoranti ipocalorici sono oggi alcuni tra gli ingredienti più studiati e controllati tra gli alimenti, quindi, sicuri».
Sempre nel rapporto INRAN viene evidenziato che i consumi medi di soft drink tra adulti e bambini sono contenuti e non destano alcuna preoccupazione, inoltre, non vi è alcun riscontro scientifico che indichi una possibile correlazione tra il consumo di queste bevande e lo sviluppo dell`obesità, visto che hanno un apporto calorico di 11 Kcal. I dati trovano conferma anche a livello nazionale, dove in Regioni con i più bassi livelli di obesità (Toscana, Veneto) si registrano consumi di bevande superiori rispetto alla media regionale. Per quanto riguarda il giro d`affari, il fatturato annuo dei produttori equivale a 1,9 miliardi di euro. Mentre il valore complessivo di questo settore si aggira sui 6,5 miliardi, mentre il valore dei consumi equivale allo 0.8 % del Pil. Inoltre, il settore ha un importante peso nell`occupazione: conta circa 25mila addetti, 8mila dei quali sono impiegati direttamente, mentre 17mila fanno parte dell`indotto.
Altra spada di Damocle che pende sul destino dell`industria del beverage è l`aumento dell`Iva, che in Italia, con l`attuale 21%, marcia già a livelli tra i più alti in Europa. Sopra all`Italia (e all`Irlanda) c`è solo la Danimarca al 25%, contro aliquote decisamente più basse come in Francia al 5,5%, Spagna al 7%, mentre paesi come la Gran Bretagna, la Svezia viaggiano a 17,5% e la Germania al 16%.
Ad acuire la tendenza negativa del settore beverage ha contribuito anche l`avvio "tardivo" della stagione turistica, dato il meteo ballerino che ha scoraggiato i consumaturi.
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