L`azienda torinese con 120 anni di storia non ha perso il gusto di sperimentare e oggi si misura anche con soluzioni innovative, non solo sul fronte del gusto.
Infinite sono le strade che partono da un semplice chicco di caffè, quando può diventare lo strumento privilegiato per percorrere innovazione e sperimentazione in equilibrio tra gusto e design, per diventare un paio di lenti a contatto, oppure piccoli ovuli simili al prezioso caviale, dove le nuove forme sono sempre dettata da una profonda ricerca estetica. Ben lo ha capito Lavazza, l’azienda che fattura 1.300.000 milioni di euro, con un +5% solo nel difficile 2012, presente in 90 paesi, con oltre 3.800 dipendenti, 50 Training Center nel mondo, capaci di formare 30 mila persone all’anno, oltre ad occuparsi di ricerca e sviluppo: «Da una ventina di anni lavoriamo sul caffè e sulle sue trasformazioni con il Training Center - spiega Francesca Lavazza, quarta generazione e direttore corporate image Lavazza - ci siamo sforzati non solo di sviluppare l’innovazione sul prodotto, ma anche su tutto quello che lo circonda, insomma sul caffè come contenuto, e poi sul caffè come modalità di servizio. In quasi 120 anni di storia continua la voglia di sperimentazione, non solo con ingredienti, texture, tecniche di trasformazione, ma con idee totalmente nuove come il caffè che si mangia, nella tazzina all’incontrario, una rivoluzione cominciata dal dialogo tra mio fratello Giuseppe e Ferran Adrià, per raggiungere un’altissima sperimentazione. Continuata poi con altri chef come Oldani, anche designer, che ha creato oggetti come la tazzina senza manico, ma con lo scivolo».
Così il caffè ha cambiato abito, da semplice ingrediente è diventato un ricercato oggetto del desiderio, protagonista della cucina che ogni grande chef disegna con il suo vestito, spaziando tra l’immateriale, solido, e gassoso. Adesso il gusto è diventato stile, attraversa naturalmente olfatto, vista e tatto, e l’alta gastronomia fa incursioni nel mondo dell’arte. Diventa ricerca avanzata con Ferran Adrià, rinnovamento tra tradizione e contemporaneo con Massimo Bottura, capace di rompere i confini facendo diventare salato il dolce; neoclassicismo con Cannavacciuolo; stile pop e democratico con Davide Oldani. Sono loro gli alchimisti del nuovo millennio dove il gusto continua nel design, e nasce il cucchiaino forato e la tazzina upside down, disegnata dal creativo Toni Segarra per il primo caffè solido di Ferran Adrià appunto, oppure le sue minuscole palline, sfere capaci di esplodere sul palato con una cascata di sensazioni. Per rivoluzionare la funzione della classica tazzina di caffè che da contenitore diventa alimento delicato, si sono messi insieme Enrique Sardi, Lello Parisi, il primo designer, l’alto pasticcere, ed è nata Cookie Cup. Tanto per non limitare la fantasia, Carlo Cracco ha creato le Coffee Lens, a forma di lente a contatto, confezionate nei tipici astucci portalenti. Con Davide Oldani, chef e designer, è nato Espoon, il cucchiaio forato per unire senza disgregare zucchero e crema, seguito da Ecup la tazzina con bordi inclinati per la perfetta discesa del caffè.
Fonte La Repubblica
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