Ci risiamo: quando il Governo, di qualsiasi estrazione esso sia, larghe intese compreso, non sa che pesci pigliare, ecco che va a pescare nel settore del beverage, o per essere più precisi in quella specifica categoria ove si annida la sostanza che si chiama alcol, la quale viene trattata, in questa come in altre circostanze, come una sorta di delinquente al quale far scontare ogni possibile balzello.
Leviamo l’IMU sulla prima casa? Evitiamo l’aumento dell’iva? Troviamo i soldi per rifinanziare la cassa integrazione in deroga? Facciamo saltar fuori i danari per pagare i creditori delle Stato? Non c’è problema: una bella strizzatina alle accise ed ecco che tutto è risolto. Questo devono aver pensato, senza slancio alcuno di creatività, i nostri governanti dalle intese larghe, ma dalle evidenti ristrette doti di fantasia.
La levata di scudi del mondo produttivo è stata unanime e doverosa. Assobirra, l’Istituto Nazionale della Grappa e altre associazioni di categoria hanno fatto sentire la loro voce. Alla loro vogliamo aggiungere quella dei grossisti di beverage i quali sono direttamente e pesantemente coinvolti: basti pensare che la categoria birra rappresenta mediamente per i distributori italiani il 40% del loro giro di affari. Una categoria, quella della birra, che è opportuno ricordare paga già un’accise fra le più alte d’Europa, 30 centesimi al litro, alla quale va aggiunta poi l’iva del 21%. In buona sostanza con questa tassazione, ogni tre birre vendute una se la beve lo Stato. Questa è la realtà.
Una realtà che sicuramente sfugge ai nostri amministratori, così come sfugge la più complessiva dimensione della filiera Ho.Re.Ca. Un settore scarsamente considerato, spesso bistrattato, anzi in più di una occasione additato come un covo di evasori fiscali, in special modo per quanto riguarda gli operatori della ristorazione. Chi non ricorda i roboanti blitz delle fiamme gialle nelle località turistiche con tanto di condanna senza appello sulle prime pagine dei giornali? Non finiranno certo sui giornali i nostri amici ristoratori quando saranno costretti a pagare la nuova TARES che in talune località prevede un aumento anche dal 100%.
Prima di mettere mano a nuove imposte i nostri ministri bipartisan dovrebbero sapere che in questo settore operano almeno 300mila aziende, che da lavoro a più di un milione di persone. Un settore che crea ricchezza per 80 miliardi l’anno, soldi tutti debitamente e pesantemente tassati. Perciò, parlare di altre tasse è da sconsiderati o quanto meno inopportuno.
Piuttosto, se si vuole ricavare di più, molto di più, se si vuole “davvero” pigliare pesci grossi e grassi perché questo nuovo Governissimo non trova il coraggio di incidere sui costi della macchina dello Stato? Nell’arrugginita, ma per certi versi ben oliata, macchina burocratica ogni anno vengono dispersi, sprecati, rubati almeno 100 miliardi di euro. 60 sono divorati dalla corruzione, 40 se ne vanno malamente in sprechi e inefficienze. A stabilirlo è la Corte dei Conti, uno dei massimi e più seri organi del nostro Paese.
E allora di che stiamo parlando? Di aumentare le accise? No grazie, il comparto ha già dato. Le strade per risolvere i gravi problemi del paese sono altre, bisogna individuarle e percorrerle senza mezzi termini con coraggio, equilibrio, determinazione e saggezza. Virtù che auguriamo questo Governo faccia sue quanto prima.
Dino Di Marino
Direttore Generale Italgrob
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