26 Febbraio 2013

L’Italia che ce la fa


Nulla di nuovo e nulla di buono dalla politica, o forse… troppe novità? Dipende dai punti di vista. Di certo le recenti elezioni hanno evidenziato che, purtroppo, il “veliero” Italia non ha nessuno al timone. E questo è un guaio.

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Ma, il guaio ancor peggiore è che il veliero deve affrontare tempeste non da poco: crisi, spread, austerity e altri immani pericoli. Comunque calma e gesso, la tempesta passerà e in attesa che si cheti, e che la politica batta un colpo, coloro che tirano la carretta devono darci dentro e farsi venire delle idee. Da questo punto di vista, potremmo dire che non vi è nessun problema.

Perché, quando si parla di idee e di innovazione, parliamo di una materia nella quale gli italiani sono sempre stati bravi. La storia è lì a darne conto. Generazioni di imprenditori nel dopoguerra (quasi dal nulla), dopo aver acceso la lampadina, hanno saputo creare dei veri e propri fenomeni.

Dietro un successo c’è sempre un’idea vincente, gente capace di lavorarci su con coraggio e tenacia. “Ripartiamo dalle idee” è anche il nome di una bella iniziativa promossa dal Corriere della Sera, SDA Bocconi e Armando Testa. L’obiettivo è meritevole: selezionare 10 brillanti idee partorite da giovani menti e supportarle con una fase di start up per dargli concretezza e futuro. Fra queste, ce n’è una particolare che ci piace ricordare: Last Market Price, il cui fautore Jacopo Muzina è sempre stato vicino a Italgrob. In bocca al lupo.

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Ma nel dinamico mondo ho.re.ca. non è la sola realtà. Dall’industria ai punti di consumo, passando ovviamente per chi si occupa di distribuzione, sono tante le iniziative che vedono sugli scudi idee, creatività e innovazione. L`International Ho.re.ca. Meeting dello scorso 21-22 gennaio, organizzato da Italgrob, è stato in tal senso un’autentica fucina. È questa l’Italia che c’è la fa. In attesa che la politica batta un colpo. In attesa che anche la ripresa dia segno di sè, sempre parlando di consumi extradomestici, è il caso di fare qualche altra riflessione: la prima riguarda il ruolo degli stessi consumatori i quali, pur sballottati dalla crisi, non si sono tappati in casa in attesa che tornassero a girare i soldi, ma hanno continuato a frequentare bar, ristoranti e pizzerie. Magari non hanno scialato come ai bei tempi, tuttavia hanno speso e tenuto in piedi un sistema che, è opportuno ribadirlo, è stato ed è retto anche dai distributori Ho.re.ca..

Un ruolo decisivo il loro, che è emerso chiaro e forte proprio nei momenti di maggior virulenza della congiuntura. D’altronde, cosa sarebbe oggi il comparto Ho.re.ca. senza quei circa 1800 grossisti di bevande che ogni santo giorno garantiscono al mercato assistenza, assortimento, varietà, competenza, servizio e anche… credito? Senza il loro impegno costante e capillare, il variegato ed eterogeneo mercato dell’Ho.re.ca. forse sarebbe completamente azzerato su pochi prodotti nelle mani di poche multinazionali. Ecco, quindi, come la distribuzione indipendente, seppur frammentata in tante piccole aziende, la maggior parte a conduzione familiare, rappresenta ancora, e vivaddio, il tessuto sanguigno vivo e vitale del mercato ho.re.ca.. Un valore assoluto per il quale, crisi o non crisi, politica e non politica, vale e varrà la pena continuare a lavorare, mettendoci dentro sempre nuove idee e innovazione.

Anche perché si sa, dopo la tempesta il sole torna sempre a splendere. È una delle leggi della natura. E anche dell’economia.

 

MM

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