Se ne parla da mesi e periodicamente la tassa su bibite gassate e alcolici ricalca la scena politica e mediatica. Ricordiamo brevemente di che si tratta: la proposta è del ministro Balduzzi che, forte delle iniziative messe in atto in altri paesi europei, tra cui anche la vicina Francia, propone di vessare bevande alcoliche e gasate, ree, per il ministro, di non essere altamente salutari: dalla tassazione si potrebbero ottenere liquidità da reinvestire nel campo della salute pubblica. Il contributo da versare allo Stato, a carico dei produttori, sarebbe di 7,16 euro per ogni 100 litri immessi sul mercato, una cifra che, si capisce bene, sarebbe recuperata aumentando il prezzo finale del prodotto.
Per gli alcolici e i superalcolici il contributo è molto maggiore: ben 50 euro ogni 100 litri. La tassa permetterebbe un gettito di 250 milioni di euro l’anno, finalizzabile per il servizio sanitario nazionale e le campagne di prevenzione e promozione di “corretti stili alimentari”.
Tale tassa, in un momento di flessione generale dei consumi, sarebbe una spada che taglierebbe ulteriormente la spesa degli italiani.
Il taglio farebbe male ai produttori, ma anche allo Stato, che incasserebbe meno Iva, una perdita stimata di 100 milioni di euro. Anche le associazioni dei Consumatori, insieme a Pd e Pdl, denunciano la tassa proposta dal Ministro Balduzzi, accusata di essere un facile modo di fare cassa, rischioso per il mercato.
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