La relazione della Corte dei Conti europea sul funzionamento dell`organizzazione comune di mercato (Ocm) del vino è molto critica sull’operato di Bruxelles che avrebbe messo in atto politiche tra loro contraddittorie. Molti ricorderanno che la Commissione Ue investì cospicue somme per ridurre l`offerta di vino attraverso l’estirpazione di 175mila ettari di vigneto fra gli anni 2009 e 2011.
Quest’operazione, scrivono i magistrati, è stata in parte neutralizzata dai finanziamenti comunitari erogati nello stesso periodo per la “ristrutturazione” dei vigneti, i quali incrementato la produttività che si voleva ridurre con il primo provvedimento. L’estirpazione dei vigneti avrebbe dovuto ridurre l`offerta europea di 18,5 milioni di ettolitri (su una produzione complessiva che si aggira intorno ai 150 milioni l`anno), ma alla fine la produzione s’è ridotta solo di 10,2 milioni di ettolitri. Per queste due manovre (estirpazione e ristrutturazione dei vigneti) tra loro in antitesi Bruxelles ha speso circa 4,2 miliardi di euro nel decennio 2001–10.
Ma la corte dei Conti critica anche altre scelte, come la continuazione dello "zuccheraggio"; questa pratica è in uso specialmente nei paesi del Nord Europa e consiste nell’ arricchire il contenuto alcolico dei vini non commercializzabili attraverso l’aggiunta di zucchero. Tale pratica, si diceva, sarebbe stata abolita, tuttavia così non è stato e contribuisce a rinforzare l`offerta di vino europeo.
La relazione tocca dunque i punti citati, estirpazione, conversione dei vigneti e zuccheraggio, ma non c`è quasi cenno alla prospettiva di una liberalizzazione degli impianti a partire dal 2015. L’Ipotesi contenuta nella riforma è malvista da molti paesi produttori Ue; secondi i produttori la liberalizzazione potrebbe spingere ad una corsa agli investimenti con conseguente boom della produzione, cosa che sarebbe ancora una volta in contraddizione con il tentativo di abbassare la produzione.
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