19 Giugno 2012

Università IULM e Gambero Rosso: una nuova partnership


Iulm.jpggamberorosso.jpgGiornalismo enogastronomico, ristorazione e formazione universitaria: l’editore Gambero Rosso e l’Università IULM di Milano hanno stretto una partnership per avviare nuovi corsi formativi e aprire nell’estate 2013, all’interno del Campus milanese, una nuova sede della Città del gusto.

La ristorazione in Italia è da sempre un aspetto culturale ed economico importante, ma è in tempi più recenti che alla tradizione s’è affiancata la formazione istituzionale ad alti livelli come quelli che può garantire l’ambiente accademico.

I corsi universitari che saranno attivati sono un Master universitario in Food & Wine Communication (pre-iscrizioni: da giugno a ottobre - attivazione: novembre 2012), un corso di specializzazione in Web e Social Media Marketing per il settore enogastronomico e agro-alimentare (attivazione: ottobre 2012), due corsi nell’area del Restaurant Managemen

(attivazione: novembre 2012).

La partnership fra Gambero Rosso e Università IULM è stata maturata anche sulla scorta di una ricerca nazionale sull’analisi del fabbisogno formativo nel Restaurant Management. La ricerca è stata coordinata dal professor Vincenzo Russo. L’indagine ha coinvolto un campione di 1.549 persone (a cui è stato somministrato un questionario online). Il campione è composto da esperti del settore agro-alimentare, da manager della ristorazione e del "food & beverage", da chef, maître e sommelier.

I risultati dello studio hanno mostrato alcune evidenze interessanti: il 58% del campione dichiara di non aver frequentato mai corsi di specializzazione nel campo della gestione manageriale della ristorazione o dell`hospitality.

corso.jpgIl 50% del campione vorrebbe accrescere le proprie conoscenze in business management e il 60% ritiene indispensabile ampliare le proprie esperienze di marketing-comunicazione. Il 70% considera importantissimo migliorare le proprie tecniche di cucina. Molto diffuso è poi il bisogno di aumentare le competenze in ambito enoico (oltre 70%). La ricerca ha anche approfondito il ruolo dei prodotti agroalimentari a Km 0. Per il 44,5% del campione i prodotti locali sono ancora poco utilizzati; l’82% afferma che dovrebbero essere meglio valorizzati. Non usa prodotti del territorio il 65% degli intervistati. Alcuni perché hanno difficoltà di relazione con gli imprenditori locali, altri perché tali prodotti non sono gestiti direttamente dai loro fornitori, altri ancora per difficoltà di reperimento. La filiera corta, infine, sarebbe troppo cara per il 41% del campione.

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