Per il gruppo Lavazza il futuro si chiama "pausa caffé". Con il nuovo sistema Firma appena presentato a Venditalia 2012, dal design Pininfarina, la società torinese punta dritto al segmento di mercato più dinamico e redditizio: quello dell’espresso per ufficio. Già nel 1989 l’azienda di famiglia, oggi giunta alla quarta generazione, debutta e rivoluziona il panorama del caffé negli spazi di lavoro con le cialde Espesso Point, affiancate poi da Lavazza Blue e da una gamma di macchine automatiche e free standing. L’idea, già da allora, è quella di portare la qualità dell’espresso fuori da casa e dal bar. Oggi in Italia si registra un notevole calo nei consumi di caffé: nel 2011 -1,8%, mentre schizzano alle stelle i costi della materia prima (fino al 60% per l’arabica e del 40% per la robusta). Sintomatico del cambio di passo del comparto è la crescita delle vendite delle macchine da caffé in capsule (+21,9% nel 2010), a fronte di una diminuzione significativa di quelle tradizionali (-14,9%). Nel 2011, malgrado un fatturato di 1,26 miliardi, in crescita rispetto al 2010 (1,14 miliardi), il margine operativo lordo è stato pari a 113,1 milioni di euro contro 145,4 milioni nel 2010. La Lavazza ha chiuso l’esercizio con un utile netto di 1,1 milioni di euro rispetto ai 17,3 milioni del 2010, mentre a livello consolidato si registra una perdita pari a 9,1 milioni di euro rispetto ai 21,5 milioni di utile del 2010. La ripresa, dunque, potrebbe arrivare proprio dal segmento della pausa caffé, dalle capsule di macinato che garantiscono una redditività decisamente più alta. E il nuovo sistema Firma si configura come l’ultimo tassello del percorso inaugurato da Lavazza oltre vent’anni fa. Si tratta di due macchine prodotte interamente in Italia (a Gattinara - Vercelli): LF 1100 e LF 2600 Plus che offrono una gamma di sapori ampia che va dal corposo, all’aromatico, al decaffeinato.
«Il consumo nei prossimi anni è destinato a dividersi in due cluster: uno più orientato all’economicità e alla tradizione, che seguirà il segmento Roast&Ground, l’altro, invece, orientato alla convenienza e all’espresso, che si dirigerà verso il segmento delle capsule» spiega Giampaolo Arpe, direttore commerciale di Lavazza. «Il nostro obiettivo - continua Arpe - è la leadership nel segmento delle capsule in ogni canale distributivo. Nel mondo domestico, il nostro approccio si basa sul sistema A Modo Mio che, dopo 3 anni, ha raggiunto un volume di oltre 300 milioni di cialde. Per quanto riguarda il settore dell’OCS (Office Coffee Service) e Vending in generale - un mercato in continua evoluzione che Lavazza presidia da oltre 20 anni - operiamo attraverso tre sistemi a capsule, ossia Espresso Point, Blue e il nuovissimo Firma». «Oggi Lavazza - continua Arpe - vede il suo fatturato per il 60% realizzato in Italia ma è all’estero che il consumo di espresso, pur rimanendo di nicchia, cresce. La nostra missione è proprio quella di rendere disponibile il nostro autentico espresso italiano in tutto il mondo: siamo presenti infatti in oltre 90 Paesi e i nostri sistemi a capsule sono diffusi ovunque, dall’Australia al Sud America. Ci stiamo focalizzando in particolare su alcuni mercati extraeuropei (Brasile, l’India e l’Australia) su cui prevediamo un’importante crescita nei prossimi anni».
L’azienda piemontese punta alla ripresa e, già negli scorsi anni, si è rafforzata con una serie di investimenti (lo stabilimento indiano di Sri City) e accordi industriali. Come nel 2010, l`accordo negli Usa con Green Mountain Coffe Roaster, di cui Lavazza detiene il 5% del capitale. Questa partnership è uno dei principali assi di sviluppo nel mercato Nordamericano, dove la Lavazza intende effettuare il lancio della prima macchina a cialde Lavazza-Keurig Espresso per Natale 2012.
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