Il governo sta lavorando ad un prelievo di tre centesimi sulle confezioni da 33 cl delle bibite zuccherate e gasate. Una tassa “minima” che secondo il Ministro Renato Balduzzi, non inficerebbe né la spesa dei consumatori né il fatturato dei produttori, ma che potrebbe servire a raccogliere una somma di 250 milioni di euro l’anno da investire in campagne di sensibilizzazione e interventi in campo sanitario.
Ma l’ipotesi di tassazione, già discussa al tavolo delle Regioni per il rinnovo del patto della Salute, non è stata ben accolta dal mondo dei produttori e neppure da quello dei consumatori.
Assobibe in particolare sottolinea che una tale tassa è per principio discriminatoria rispetto ad altri cibi ed è dunque “inaccettabile”. L’assunzione di bevande zuccherate e gasate incide solamente del 2% sulla dieta quotidiana di un italiano. L’Italia, infatti, con 53 litri annui, contro la media di 76, è l’ultima nazione in Europa per consumo procapite di bevande zuccherate e gasate.
In secondo luogo la somma del prelievo sul litro sarebbe pari a 10 centesimi, che peserebbero su un prodotto per cui è già prevista un’aliquota del 21%, molto più alta delle aliquote imposte su altri alimenti.
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