Stimolare un clima di fiducia fra consumatori da una parte e titolari dei pubblici esercizi dall’altra non è cosa facile quando si vedono gli spogli, ma eloquenti dati economici. Recentemente Fipe ha pubblicato i numeri che riguardano la natimortalità delle imprese della ristorazione, che raccontano di un’Italia con molte serrande abbassate: nel primo trimestre del 2012 hanno avviato l’attività nel settore della ristorazione 4.201 imprese, ma di contro l’hanno cessata 8.473. Il saldo è dunque negativo, pari a -4.272. Perdura, quindi, lo stato di difficoltà del settore e lo si evince non solo dalla natimortalità (che comunque è un indice molto significativo), ma anche da altri numeri. Stando sempre ai dati Fipe, negli ultimi 6 mesi per l`87% degli italiani la tavola è diventata più povera, mentre cresce del 70% la spesa di beni “obbligati” come carburanti e trasporti e utenze domestiche. Quest’impennata di spese si traduce in minor risparmio da un lato e minori consumi “non obbligati” dall’altro. Tra questi ultimi i pasti fuori casa e i viaggi.
A tal proposito Federalberghi lancia un allarme: alla 62ª Assemblea nazionale è emerso un quadro nero per la ricettività.
«I primi tre mesi dell’anno - ha spiegato il presidente della Federalberghi, Bernabò Bocca - certificano come il turismo italiano sia in recessione, zavorrato dal drastico crollo della domanda italiana». Una crisi del turismo sarebbe catastrofica per tutta la nazione, in quanto rappresenta il 10% del prodotto interno lordo.
Il settore turismo non riesce a sopperire alla domanda interna con quella straniera e la recessione ha indotto le imprese a razionalizzare i costi di gestione. I dati portati al congresso da Federalberghi sono stati raccolti dal 2 al 9 aprile, intervistando con metodologia internet 1.206 imprese, distribuite a campione sul territorio nazionale. L’indagine mostra chiaramente che il calo delle presenze italiane è del 3,5% rispetto allo stesso periodo del 2011.
Calano i pernotti degli italiani, ma crescono le presenze straniere (+9,1% di pernottamenti), tuttavia, fa notare Federalberghi, il turismo estero produce minor fatturato, a causa della formula “pacchetto” fortemente scontata.
Al di là dei dati congiunturali, la categoria degli albergatori denuncia difficoltà strutturali come l’aumento dell’IVA e dell’ IMU (quest’ultima graverà sulle imprese con 600 milioni di euro). Per non parlare dell’imposta di soggiorno applicata a tutti i comuni turistici, scelta che inibirà la domanda. Tra gli appesantimenti delle imprese turistiche vanno menzionati anche i maggiori costi del lavoro, e la minor flessibilità in entrata.
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