È ancora boom per il Prosecco, il driver dell`export italiano. Nel primo quadrimestre dell`anno le vendite della Doc sono balzate di quasi il 15%: un dato superiore alle aspettative dei produttori che, in un primo tempo, avevano ottenuto lo stoccaggio del 10% della produzione, salvo, poi, svincolarlo quando è svanito il pericolo che l`eccesso di offerta deprimesse i prezzi.
La zona di produzione del Prosecco Doc ricade in 9 province tra Veneto e Friuli, comprese le aree della Docg di Conegliano Valdobbiadene e Colli Asolani. La nuova produzione di Prosecco conta su 230 milioni di bottiglie (200 la precedente), che con la Docg di Valdobbiadene sfonda la soglia dei 300 milioni. Il 60% della produzione va all`estero, soprattutto in Germania, Usa e Regno Unito. Insomma in pochi anni è nato un nuovo distretto che scoppia di salute.
«Dati impensabili non 20 anni fa - sostiene Stefano Zanette, presidente del Consorzio di tutela del Prosecco Doc - ma pochi anni fa». Ma qual è il segreto del successo? «Il Prosecco - spiega Zanette - si fa apprezzare perchè e un prodotto del made in Italy, gradevole e che si può consumare durante tutta la giornata». Ovviamente il prezzo gioca un ruolo fondamentale: in Italia una bottiglia di Doc si trova fra i 4 e i 6 euro, per una Docg 7 euro.
All`estero varia molto in ragione dei dazi e dei costi di logistica. «Il Prosecco - interviene Giancarlo Moretti Polegato, presidente di Villa Sandi - è un vino di consumo quotidiano, giovane e che piace alle donne. Sta rubando la scena allo champagne, un prodotto d`eccellenza ma che costa tanto e si beve solo nelle ricorrenze». Nonostante la crisi il Prosecco lo apprezzano anche in Italia.
«Nel primo quadrimestre - osserva Massimo Poloni, direttore marketing di Valdo Spumanti di Valdobbiadene - le vendite in Italia sono cresciute del 4,6%. Il Muller Thurgau? Certo è cresciuto del 20% e costa meno ma non dà fastidio al Prosecco: è concorrente del Pinot e dello Chardonnay. Noi disputiamo il campo al vino bianco, a quelli fermi».
Il consorzio monitora costantemente i mercati e li governano (insieme alle Regioni Veneto e Friuli) con pugno di ferro: non vogliono che il fenomeno Prosecco possa correre dei rischi. «Fino a tutto il 2014 - spiega Zanette - vige il blocco ai nuovi impianti. Dopo verranno valutate varie opzioni, ma oggi gli ettari sono sufficienti a soddisfare la domanda». Dietro l`angolo un ulteriore balzo della produzione di Prosecco? «Certamente - risponde Moretti Polegato - le potenzialità di crescita all`estero sono consistenti: gli Usa possono dare ancora molto e poi si pensi alla Cina. Ma lo deciderà il Consorzio che quest`anno, per la prima volta, ha dato indicazioni di prezzo che sono state recepite e hanno evitato rincari potenzialmente dannosi». Eppure il boom del Prosecco prima o poi imporrà delle scelte. «Oggi - conclude Poloni - operano 450 aziende ma sono troppo piccole per garantire al mercato mondiale e alle catene commerciali flussi e qualità costanti, marketing: credo che si avvierà una selezione naturale».
Fonte IlSole24ORE
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