Più spazio ai professionisti del vino e meno all`improvvisazione. E ancora più attenzione al marketing e ai nuovi mercati senza dimenticare però le problematiche tecniche legate alla produzione di vino in uno scenario di forti cambiamenti climatici.
Sono queste le priorità del neo presidente di Assoenologi, Riccardo Cotarella, enologo di fama internazionale (con decine di collaborazioni sia in Italia che all`estero) e docente di Viticoltura ed Enologia all`Università della Tuscia di Viterbo illustrate in un`intervista che sarà pubblicata sul prossimo numero di Agrisole-Il Sole 24 Ore.
«Quando dico che bisogna ridare spazio ai professionisti - spiega Cotarella - mi riferisco anche alla necessità di chiudere con un passato nel quale tanti opinion leader e comunicatori si sono improvvisati tecnici suggerendo ai produttori come dovevano realizzare i propri vini. E qualcuno, purtroppo per lui, ci è anche cascato».
Non più solo produzione, ma marketing ed export
L`obiettivo di Cotarella quindi è tornare a ridare centralità alla figura dell`enologo che deve oggi saper riassumere più competenze «Molte più - spiega - di quelle richieste quando ho cominciato io. Visto che il futuro del vino è all`estero l`enologo deve ovviamente conoscere le lingue. Ma soprattutto deve saper manovrare le leve del marketing e monitorare l`evoluzione dei gusti dei consumatori per poter produrre i vini che il mercato vuole e può comprare. Tutte indicazioni delle quali devono far tesoro i giovani che si avvicinano a questo mestiere».
La vera frontiera per il vino italiano è la Cina
E anche riguardo alle prospettive internazionali del vino italiano Cotarella ha le idee chiare. «Il mercato sul quale puntare è senza dubbio la Cina - aggiunge -. Sono reduce da un viaggio proprio in quel paese e sono rimasto stupito dall`attenzione che hanno i cinesi nei confronti del vino. Un entusiasmo del genere mi sembra di averlo visto solo negli Stati Uniti qualche anno fa. Ed è di certo di buon auspicio visto che gli Usa sono oggi il primo mercato mondiale».
Ma non vanno dimenticati i cambiamenti climatici
Se si allarga il ventaglio delle competenze richieste a un enologo o a un direttore di cantina, dall`altro non va dimenticato però il ruolo di tecnico, di "regista" della produzione. «E sotto questo aspetto ci sono diversi errori da evitare - aggiunge il neopresidente di Assoenologi - ad esempio, non dobbiamo pensare che Italia e Francia rappresentino il centro del mondo del vino. Le tradizioni sono importanti ma non siamo i depositari della verità. E in questo frangente contrassegnato da un progressivo innalzamento delle temperature ci sono molti casi di produttori in giro per il mondo che hanno già brillantemente risolto le difficoltà ambientali. A cominciare dalla vera e propria scuola di enologi che si sono specializzati nel produrre vini nel deserto. E` chiaro che in Italia non siamo alle prese con problemi di questo tipo, tuttavia, dalla loro esperienza sulla produzione in presenza di elevate temperature possono arrivare suggerimenti preziosi che dobbiamo saper cogliere».
Fonte Il Sole 24 Ore
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