Picco di consumi durante le feste per gli spumanti, come ci si aspettava e come accade ogni, ma l’annata (per la terza volta dal 2010) è in calo; anche i vini spumanti, dunque, soffrono la contrazione dovuta alla minor spesa su alimenti e bevande.
L’Osservatorio Ovse, diretto Gianpietro Comolli, dà un quadro di dati generale che segnala 89 milioni di bottiglie consumate di bollicine italiane, a partire dalla seconda decade di dicembre. La cifra è pari al -3,5% rispetto all’anno 2011.
Peggiore il dato dello champagne, calato di 15 punti percentuali. Le bottiglie francesi stappate sono state circa 3,1 mil.
Per il brindisi delle feste gli italiani hanno speso all’incirca 690 milioni di euro. La maggior parte degli acquisti ha interessato la Gdo (61%), il resto ha riguardato il fuori casa; i vini secchi hanno prevalso sui dolci: una bottiglia su tre è stata brut, una extradry-dry, una dolce. I prosecchi venduti sono stati circa 35 milioni, 34 milioni sono stati spumanti generici di qualità e prezzo medio basso, 23,5 milioni di bottiglie sono state Brut, Rosè, Riserva di gamma medio alta-alta.
I consumi nel canale Horeca sono scesi del 10-15%, sebbene le enoteche registrino buone performance di vendita, visto che queste feste hanno determinato una tendenza marcata negli italiani, quella di acquistare le bollicine come regalo natalizio.
Oltre al calo di vendite e consumi, c’è da registrare anche che l`acquisto di spumanti generici è in crescita, fenomeno che danneggia gli spumanti Docg-Doc dolci e aromatici, tranne il Valdobbiadene Docg e il Prosecco doc.
A contendersi il mercato, con sconti importanti, sono stati soprattutto Franciacorta e Trento. Da segnalare, infine, il trend dei vini frizzanti e dei “nuovi” spumanti derivati da Lambrusco, Malvasia, Moscato, Soave, Lugana, Pinot, Muller Thurgau e Trebbiano.
«L`acquisto o il consumo – commenta Comolli - si basa su motivazioni similari al 2011 (…) Discontinuità, infedeltà, prossimalità, prezzo, esternalità e distacco: ecco le cause del calo dei consumi (…) In Horeca i forti cali di consumo non hanno ridotto il prezzo al tavolo. In Gdo la promozione "fissa" spinge il consumatore a credere che quello è il prezzo di riferimento (…) Occorre recuperare un "contatto" con il consumatore nei luoghi dove c`è la domanda».
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