05 Aprile 2012

Vino al calice, l’offerta migliore oggi


Vino al calice, l’offerta migliore oggi

c.jpgVino: prodotto alcolico sì, ma perfettamente integrabile alla dieta, bevanda da pasteggio, piacere da gustare. Riappropriarsi del valore del vino come frutto della tradizione enoica, italiana, e non solo, e sdoganarlo dalla sua valenza di bevanda alcolica. Questo occorre fare, è emerso al Vinitaly, per allontanare ogni possibile ombra su questo prodotto (dal codice della strada al salutismo). Il vino è integrativo del pasto, consumato moderatamente è perfettamente in linea con la dieta, il benessere, e arricchisce la tavola. Al ristorante sarebbe cosa buona e giusta  proporre il consumo al bicchiere, perfetta dose che coniuga esigenze di palato, salute e portafogli.I Forum televisivi di Fipe, organizzati al Vinitaly e trasmessi in diretta da www.agrilinea.tv,  hanno fatto il punto proprio su questo tema, con l’aiuto di esperti del settore, produttori, ristoratori e comunicatori . Due sono i nuovi fenomeni emersi negli ultimi anni. Il primo è la lotta all’abuso di alcol, il secondo la crisi economica, entrambi si sono riversati sul consumo di vino, soprattutto nel canale Horeca. Tuttavia questo non è un male, emerge dai forum, ma l’occasione di trasformare le abitudini di consumo e proporre un’offerta diversa: il consumatore oggi è più morigerato,  ma è più attento e consapevole nei confronti del vino. Il vino al calice permette maggiore varietà di etichette all’interno dello stesso pasto, e consente un consumo più oculato. Gli eno-gastronomi però sottolineano che il vino al calice non è ancora diffuso come dovrebbe al ristorante dove permane la vendita della bottiglia. Solo i ristoranti più innovativi stanno puntando sull’offerta monodose, accompagnata dalla presenza del sommelier capace di consigliare il cliente. Come si evince da una nota Fipe questa consapevolezza dovrebbe portare ad “una seria riflessione di autocritica da parte degli esercenti sulla necessità di migliorare la gestione della loro impresa e sulla necessità di inserire nei contratti di apprendistato magari anche la figura del sommelier, anziché lasciarla coincidere con quella del cameriere di sala. Si tratta di un aspetto formale ma che servirebbe a tracciare la carriera dell’intenditore di vino nei ristoranti sin dall’inizio del suo percorso. E anche questo diventerebbe un bel segnale da comunicare al cliente.”

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