L’Università di Siena sta portando avanti una preziosa ricerca che servirà a rilevare il DNA dei vini ed evitare ogni contraffazione. In questo modo sarà possibile creare in futuro una certificazione “Dna traced”. A commissionare la ricerca sono gli Stati Uniti, per la precisione la Tbt-Alchol&Tobacco Tax&Trade Bureau, l’ente governativo americano che regola l`ingresso delle bevande alcoliche negli Stati Uniti.
Un po’ come nel film CSI, si potrà vedere la compatibilità del dna di ogni vino con il database dei dna delle varie uve già mappate. In caso di contraffazione dovrebbe saltar fuori l’incompatibilità e l’uvaggio colpevole, quello non dichiarato in etichetta.
La rigida scelta degli States servirà a controllare le importazioni: proprio il vino italiano rappresenta una delle voci più rilevanti in America; secondo i dati Istat, riguardanti il primo trimestre 2011, le importazioni di vino italiano negli Stati Uniti superano i 69 milioni di litri (+23,7 % rispetto al primo trimestre 2010) per un valore di circa 217 milioni di euro (+25,6 %) così suddivisi: 194 milioni di euro derivanti dai vini imbottigliati (+24,2 %), 19 milioni di euro da vini spumanti (+42 %) e 3,5 milioni di euro da vini sfusi (+28,7 %).
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